E se lasciamo che piova? Sappiamo che nel cuore del Dust Bowl, la terribile siccità che negli anni ’30 trasformò le pianure americane in campi di polvere, produttore di pioggia, metà studiosi, metà ciarlatani, si impegnarono a far scoppiare le nuvole nella speranza di provocare rovesci di pioggia. Nonostante l’efficacia a dir poco limitata di tali metodi, il desiderio di controllare il tempo non è mai scemato.
Dopo la seconda guerra mondiale, il premio Nobel per la chimica Irving Langmuir si meravigliò di innescare precipitazioni facendo cadere varie sostanze dall’aria nei cumuli. Come si chiama“seme di nuvola” viene ora utilizzato così pesantemente in tutto il mondo, e in particolare nella penisola arabica, che alcuni esperti militari temono per il futuro di vere e proprie guerre meteorologiche. Nel 2018, un generale iraniano una volta accusò Israele “Sciami di nuvole e neve”.
Anche in Francia questi metodi hanno una storia. Negli anni ’60 e ’70, nel cuore dei Pirenei, il fisico Henri Dessens installò un “meteotron” il cui funzionamento riassume tutta l’assurdità dell’Antropocene: la speranza di creare una nuvola grazie al sorgere di una colonna di nubi aria calda e particelle, fa ruotare enormi bruciatori a nafta sull’altopiano di Lannemezan. L’esperienza fu interrotta, ma non il sogno di Henri Dessens, riassunto nel suo libro del 1968 “La Maîtrise des climats”.. Con “minimo consumo di energia”, possiamo passare
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