Pena ridotta per il lavoratore rifugiato Mimmo Lucano

Da lunga pena detentiva comminata all’ex sindaco della cittadina calabrese di Riace, Domenico “Mimmo” Lucano, è stata significativamente ridotta mercoledì sera durante il procedimento d’appello a Reggio Calabria. A fine settembre 2021 Lucano è stato condannato a oltre 13 anni di carcere dal Tribunale di Locri perché, secondo i giudici del tribunale, si era arricchito personalmente attraverso gli aiuti statali ai migranti, aveva formato una rete criminale e ottenuto fraudolentemente il diritto di soggiorno per i rifugiati attraverso matrimoni fittizi.

La corte d’appello ha respinto tutte le accuse mosse dalla Procura di Locri, ad eccezione del reato di abuso di potere, e ha ridotto a un anno e mezzo con la sospensione condizionale la pena pronunciata contro il 65enne politico locale.

Lucano è stato acclamato a livello internazionale come leader di pensiero e sostenitore dell’integrazione dei migranti per il suo “modello Riace”. Nel 2010 è arrivato terzo alle elezioni “Global Mayor” come miglior sindaco del mondo e nel 2017 ha ricevuto il Premio per la Pace della città di Dresda.

Lucano è stato arrestato nel 2018

Lucano è stato sindaco della cittadina sulla costa meridionale calabrese dal 2004 al 2018. Durante questo periodo ha messo a disposizione dei circa 450 migranti residenti nel quartiere collinare di Riace Borgo, le case abbandonate degli emigranti. Di conseguenza, Lucano e i suoi sostenitori in patria e all’estero avevano sostenuto che il “villaggio che muore” era stato riempito di nuova vita. I critici hanno messo in dubbio la sostenibilità del progetto faro.

Lucano è stato arrestato nell’ottobre 2018 e posto temporaneamente agli arresti domiciliari. Nelle elezioni amministrative del 2019, il tentativo di Lucano di rimonta politica con la lista di centrosinistra “Il Paradiso sopra Riace” è fallito; è stato eletto sindaco il candidato dell’alleanza di centrodestra guidata dal partito nazionale di destra Lega. Lucano aveva sempre respinto le accuse contro di lui.

Dopo il verdetto della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Lucano, che aveva seguito il processo da Riace, è scoppiato in lacrime di sollievo. “Questa è la fine di un incubo, di anni di umiliazioni e insulti”, ha detto Lucano dopo l’assoluzione di fatto.

Ciò che gli pesava molto era che “sembrava un criminale davanti alla gente”. Non ha escluso di candidarsi nuovamente per una carica politica. La riduzione di pena toglie anche a Lucano il divieto di candidarsi a cariche pubbliche.

Alberto Gabriele

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