Intolleranza interetnica, sfiducia reciproca, divisioni su vari fronti, incitamento all’odio… Questi sono i problemi che affliggono tutte le società postbelliche. Sfortunatamente, in Bosnia-Erzegovina il periodo post-bellico dura da 28 anni. Tutti i fenomeni negativi elencati sono ancora presenti nel nostro Paese, solo moltiplicati per tre. La questione fondamentale è come liberarsene.
A giudicare dal comportamento dei giovani uomini e donne provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina, 30 di loro, che si sono riuniti in un unico luogo, nel villaggio di Villeta Barrea, nella provincia italiana dell’Abruzzo, questo non è un grosso problema.
Problemi e soluzioni
Il tutto è stato preceduto da un raduno di giovani provenienti da sette città della Bosnia ed Erzegovina, Sarajevo, Sarajevo Est, Banja Luka, Tuzla, Brčko, Bosanski Petrovac e Bijeljina, nell’ambito del progetto “Avviciniamoci”, organizzato congiuntamente dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e Ambasciata d’Italia a Dovrebbe. Finora sono stati organizzati diversi raduni giovanili, la cui idea di base era che in un ambiente informale, come i tornei sportivi, potessero conoscere la cultura e le tradizioni del popolo della Bosnia ed Erzegovina proveniente da diverse regioni del nostro paese, soprattutto nella gastronomia, i giovani potrebbero conoscersi meglio e avvicinarsi, per accettare più facilmente il fatto ormai noto, e cioè che siamo estremamente vicini gli uni agli altri e che anche le differenze che esistono devono e possono aiutarci ad unirci , non dividerci.
Prova di questa tesi è stata rappresentata anche dal finale del progetto “Let’s Get Closer”, prodotto in Italia. 30 giovani provenienti da tutta la Bosnia Erzegovina, scelti tra 300 candidati registrati, si sono recati nei villaggi di Villetta Barrea. La maggior parte di loro erano studenti universitari o post-laurea, che nella loro biografia hanno anche il volontariato e l’attivismo nel settore civile. Il viaggio in Italia è stato effettuato in collaborazione con l’organizzazione Konjuh Lab, che opera in diverse città della Bosnia ed Erzegovina.
Dato il comportamento abituale degli adulti, per non parlare degli anziani, forse era prevedibile che anche questi venissero raggruppati in base all’appartenenza nazionale, religiosa, entità o regione. Tuttavia, dopo la moderazione iniziale, che durò solo finché tutti dicevano e ricordavano i rispettivi nomi, qualsiasi teoria basata sulle esperienze degli adulti fallì. Bastava capirsi, cioè parlare la stessa lingua, e il “dernek” poteva avere inizio.
Ma la sua permanenza in Italia, o meglio la sua parte professionale, non è stata uno scherzo. “Sul tavolo”, cioè durante i workshop, dove Hector Ramirez, analista del programma UNFPA, è stato il moderatore e non il relatore, si sono affrontati temi molto seri. Gli studenti della Bosnia ed Erzegovina hanno affrontato una discussione sugli argomenti fin dall’inizio di questo testo. E non solo. Era loro responsabilità trovare possibili soluzioni per superare tutti questi problemi che la Bosnia-Erzegovina deve affrontare ancora oggi.
Forse il beneficio più grande che questi giovani hanno ottenuto da questo viaggio è stata l’opportunità di ascoltare pensieri diversi. I workshop, infatti, non sono stati organizzati secondo il modello ex cathedra, cosa non rara in queste occasioni, dove esperti internazionali arrivano, raccontano quello che hanno e se ne vanno. D’altra parte, Ramírez ha cercato continuamente di “provocare” i partecipanti ad esprimere la propria opinione sui problemi, ma anche sulle possibili soluzioni per superarli. Si è posto nel ruolo di qualcuno che si limita a “incanalare” il flusso della discussione, con occasionali “lanci” di argomenti e domande per il resto della discussione.
Sono stati proprio i partecipanti, nel corso del dibattito, a evidenziare la sfiducia, l’incitamento all’odio e l’ignoranza verso gli altri come principali cause di divisione in Bosnia ed Erzegovina. Azienda. Allo stesso tempo, hanno proposto una serie di soluzioni, la maggior parte delle quali possono essere ridotte al termine comunicazione reciproca, che comprende la conoscenza, il dialogo, la possibilità di ascoltare la seconda, terza, quarta, quinta… parte. eccetera.
Vale la pena ricordare che Villetta Barrea si trova nel parco nazionale più antico d’Italia, che quest’anno ha festeggiato il suo 101° anniversario. Porta il nome delle province nel cui territorio è situato, ovvero Abruzzo, Lazio e Molise. Si estende su 50.000 ettari. La posizione stessa del parco offre un’occasione unica per osservare un cervo con un branco di caprioli a soli due o tre metri di distanza. Non sono animali selvatici addomesticati. Non puoi avvicinarti a loro o accarezzarli. Vivono all’aria aperta, senza recinzioni. Tuttavia, gli animali sono così abituati all’uomo che non hanno paura di avvicinarsi alle aree popolate e di attraversarle.
Ma ciò di cui sono particolarmente orgogliosi in questo parco è la protezione dai predatori, dagli orsi e dai lupi. C’è anche un museo del lupo unico in una delle città vicine. Non è raro che i residenti di queste comunità, di cui ce ne sono 24 nel parco, vedano occasionalmente orsi o lupi vicino al villaggio. La cosa più interessante è che finora, secondo i dipendenti del parco nazionale, non sono stati registrati attacchi di animali contro persone. Sicuramente uno dei motivi più importanti è che le persone che vivono qui sanno come comportarsi in situazioni in cui si notano nelle vicinanze i suddetti predatori.
fine dell'”incantesimo”
I partecipanti a questo viaggio hanno avuto l’opportunità di chiacchierare con i loro coetanei, volontari del parco nazionale. Come previsto, la conversazione è iniziata con giovani uomini e donne italiani che hanno condiviso le loro esperienze di lavoro nel parco. Poi si è proseguito con discussioni “formali” sulla Bosnia Erzegovina e sull’Italia, per finire con argomenti facoltativi, tipici dei giovani di tutti i meridiani e paralleli, la musica, lo sport, come passare il tempo…
Per questi giovani il ritorno in Bosnia-Erzegovina ha significato anche la fine della “magia” in Italia. Tuttavia, questo viaggio, come probabilmente qualsiasi altro viaggio simile, ha cambiato irrevocabilmente le loro vite. Hanno conosciuto nuove persone con cui probabilmente resteranno in contatto in futuro. Considerando che si tratta di persone giovani, colte e ambiziose, che hanno una visione aperta del mondo e della vita, non è escluso che alcuni di loro, in un futuro non troppo lontano, compaiano tra i decisori del nostro Paese, oppure così com’è È una frase ormai popolare tra i leader politici. Questo viaggio potrebbe quindi diventare uno degli elementi più importanti per una vita futura più normale in Bosnia-Erzegovina.