Domenica mattina presto, Papa Francesco ha lasciato Roma per la città di Trieste, nel nord Italia, dove ha concluso la 50esima Settimana Sociale Cattolica Italiana, che si concentra su ciò che è al centro della democrazia: partecipazione e impegno nella vita pubblica. Il Papa si è rivolto ai partecipanti alla Settimana Sociale nel Palazzo dei Congressi di Trieste.
François ha ringraziato gli organizzatori della Social Week: la sua cinquantesima sfilata lo dimostra Chiesa L’Italia è sensibile a ciò che accade nella società italiana e desidera contribuire al bene comune. In Italia l’ordine democratico è stato creato dopo la seconda guerra mondiale con l’aiuto dei cattolici. Dobbiamo esserne orgogliosi e guardare anche al futuro: cosa possiamo fare adesso? Per vari motivi si può dire che lo stato di salute della democrazia nel mondo oggi non è molto buono, ha osservato il Papa. Anche di questo si preoccupa la Chiesa, perché si tratta della bontà umana, e ciò che è veramente umano non è estraneo alla Chiesa.
Papa Francesco ha presentato al pubblico due idee basate sul tema della 50a Settimana Sociale, “Il cuore della democrazia”.
Possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. Tutti possiamo vedere cose che limitano la partecipazione alla vita pubblica. Mentre cose come la corruzione o l’anarchia rischiano di provocare attacchi di cuore, anche diverse forme di esclusione o di rifiuto sociale hanno delle conseguenze: quando soffre un membro, soffre l’intero corpo sociale. In una città dove regna la cultura dello scarto, non c’è più spazio per i poveri, i non ancora nati, i vulnerabili, i malati, i bambini, le donne e i giovani. Il potere diventa fine a se stesso, conta solo su se stesso, non ascolta più le persone e non le serve più.
“Lo Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se il suo obiettivo più importante non è la dignità, la libertà e l’autonomia della persona umana, se non rispetta le formazioni sociali nelle quali l’uomo sviluppa e integra liberamente la sua personalità. ” il Papa ha citato il politico italiano Aldo Moro.
La stessa parola “democrazia” significa non solo che il popolo vota, ma anche che devono essere create le condizioni affinché tutti possano esprimere la propria opinione e partecipare, ha aggiunto Francesco. L’impegno democratico, ha sottolineato, non va preso alla leggera: va imparato fin da piccoli, va “praticato” così come il senso critico, che permette di resistere alle tentazioni ideologiche e populiste. Il Papa ha ricordato la sua visita al Consiglio europeo, dove ha anche spiegato come cristianesimo può contribuire a stabilire un corretto rapporto tra le società e tra le religioni, come, insieme alla società civile e alle istituzioni politiche, possa mettere in risalto i temi della vita umana e della dignità della persona.
I principi di solidarietà e sussidiarietà restano importanti. Una nazione è unita dai legami su cui fa affidamento, e i legami si rafforzano quando ogni individuo viene valorizzato. La democrazia ha bisogno di un passaggio dalla competizione alla partecipazione, dalla divisione al dialogo, perché finché il nostro sistema economico e sociale porterà all’esclusione anche di una sola persona, non sarà possibile celebrare la fratellanza universale. E infatti, una società fraterna è capace non solo di soddisfare i bisogni di tutti, ma anche di dare a tutti la possibilità di apportare qualcosa, anche se si tratta di cose molto piccole. Perché tutti dovrebbero sentirsi parte della comunità, nessuno dovrebbe sentirsi inutile. Nel frattempo, alcune forme di protezione sociale non riconoscono la dignità degli individui, il che costituisce un’ipocrisia sociale. Allo stesso modo, l’indifferenza è il cancro della democrazia.
La seconda idea sollevata da Francesco è: come favorire la partecipazione e il coinvolgimento perché il cuore della democrazia sia sanato? Devi essere creativo. E ci sono segnali positivi che testimoniano l’opera dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità, anche nell’economia, nella tecnologia e in altri ambiti. Pensiamo all’inclusione delle persone con disabilità nell’attività economica. Lavoratori che rinunciano ad uno dei loro diritti affinché gli altri non vengano licenziati. Manager che garantiscono condizioni favorevoli alla nascita, al lavoro, alla scuola, ai trasporti e all’integrazione.
La fraternità fa fiorire le relazioni sociali. E per iniziare a prenderci cura gli uni degli altri, dobbiamo avere il coraggio di vedere noi stessi come una nazione, non solo come un individuo o una famiglia. Sfortunatamente, questa categoria – “nazione” – è spesso fraintesa e minaccia persino il concetto stesso di democrazia – governo del popolo. Sarebbe difficile perseguire grandi idee a lungo termine se non diventassero un sogno condiviso. E la democrazia dal cuore guarito sogna il futuro e invita a mettersi in gioco a livello personale e comunitario.
Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Coltiviamo la passione per il bene comune. Dobbiamo evitare di manipolare la parola “democrazia” senza distorcerla con affermazioni senza senso che possano giustificare tutto. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori dell’individuo, della fraternità e dell’ecologia integrale.
In una tale prospettiva, ha sottolineato il Papa, i cattolici non possono accontentarsi di una fede privata senza conseguenze. Questo non significa fingere di fare ciò che vogliamo, ma avere il coraggio di presentare proposte di pace e giustizia in un dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere il privilegio. Dobbiamo essere le voci che identificano i problemi in una società spesso evirata in cui troppe persone non hanno voce. Questo è ciò che possiamo chiamare amore politico del prossimo. Ciò accadrà se guardiamo alla radice del problema, non solo ai suoi sintomi. È politico Amore ciò consentirà anche di superare la polarizzazione che non consente di rispondere alle sfide. L’intera comunità cristiana, ciascuno secondo il proprio ministero e i propri doni, è chiamata a praticare questo amore, ad attizzare il fuoco spento della passione pubblica, ad essere lievito di partecipazione e di impegno nella Nazione di cui facciamo parte.
Il Papa ha auspicato che la comunità cattolica italiana crei forme organizzate di speranza, condivida la dottrina sociale della Chiesa e rafforzi le iniziative dei giovani. Il processo sinodico ha insegnato al discernimento spirituale comunitario e il Giubileo ci invita ad essere pellegrini di speranza nel cammino verso il domani. Come discepoli del Risorto, dobbiamo mantenere sempre salda la speranza, sapendo che il tempo è superiore allo spazio, che è più saggio avviare processi che occupare spazi. Compito della Chiesa è coinvolgere tutti nella speranza, perché senza di essa è impossibile creare il futuro.