Papa Francesco: dieci domande sui suoi dieci anni di pontificato (2)

Il Vaticano ha trasmesso una semplice intervista a Francesco. Tuttavia, i vaticanisti hanno cercato di fare il punto sugli ultimi dieci anni. Più che una valutazione, è una serie di dubbi e domande che si possono ridurre a dieci domande essenziali. Il primo ha detto: “Esiste un papa mediatico (simpatico) e un vero papa (autoritario)? (Vedi il primo articolo). Ecco la seconda domanda:

2. Francesco è soprattutto un uomo del suo tempo?

In La verità del 15 marzo, Marcello Veneziani considera che «il decennale del pontificato di Bergoglio è stato celebrato con una certa discrezione: pochi commenti, pochissimi inni di lode, solo articoli frivoli». Tuttavia cerca il tratto sotto il quale il papa si è maggiormente manifestato nell’ultimo decennio: «Quale tratto specifico lo ha caratterizzato in questi anni? Era percepito più come figlio del suo tempo che della Chiesa, come figlio della globalizzazione più che della tradizione. Ma una globalizzazione capovolta quella [nicht vom Westen, sondern] di tutti i paesi del sud del mondo, di tutte le periferie, una globalizzazione dell’assorbimento della povertà. […]

Un Papa aperto al prossimo più lontano, che ama il prossimo più lontano, aperto ai musulmani ai cristiani, ai protestanti ai cattolici, ai poveri più che ai fedeli. Almeno così è apparso al pubblico ed è stato ritratto dai media. Tutto questo è stato nobilitato da un ritorno al cristianesimo originario.

E ha generato consenso e simpatia tra i più lontani dalla Chiesa e dalla fede cristiana. E sospetto o addirittura opposizione da parte di coloro che sono più vicini alla nostra Beata Madre, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Con questa linea guida, però, secondo Marcello Veneziani, il pontificato di papa Bergoglio deve affrontare «tre fattori di crisi che lo superano: l’oscuramento della fede e della religione, il declino della tradizione e della civiltà cristiana e la debole influenza dei cattolici nella politica». ”.

Il giornalista italiano precisa: “Il primo fenomeno non ha origine nel pontificato di Francesco, ma in un processo secolare. Sono la scristianizzazione del mondo, l’irreligione dell’Occidente, la perdita della fede, la prospettiva dell’altro mondo e la pratica religiosa.

Ma questo processo storico si è recentemente rafforzato e accelerato, come testimoniano il calo della devozione, delle vocazioni, il numero dei fedeli che partecipano alla messa e l’indebolimento del sentimento religioso. L’ascesa a pontefice del cardinale Bergoglio non ha fermato, rallentato o mitigato questo declino, ma ha coinciso con la sua accelerazione e aggravamento. Questo non è un buon risultato pastorale, ma una sconfitta religiosa.

Il secondo fenomeno deriva direttamente dal primo, è l’estinzione della tradizione, dello spirito comunitario, dell’identità cristiana e della civiltà. La Chiesa di papa Bergoglio non era ecumenica, ma globale, senza alcun legame spirituale o identitario con la civiltà cristiana. È andato così lontano che in alcuni casi sembrava una grande ONG, una specie di emergenza [italienische NGO, vergleichbar mit „Ärzte der Welt“, Anm. d. Red.] in una tonaca che ha perso il legame vivo con la tradizione.

Il terzo fenomeno “colpisce maggiormente l’Italia: da anni si registra l’insignificanza del voto cattolico nelle elezioni politiche. E con questo non intendo solo il ruolo delle parrocchie e delle sacrestie nell’accompagnamento dei fedeli. Ma su questioni religiose o su questioni che stanno a cuore alla Chiesa.

La coscienza religiosa è scomparsa dalle urne. Per la prima volta nella nostra storia borghese, i cattolici non hanno alcun ruolo nell’orientamento politico.

Infine, Marcello Veneziani approfondisce la celebre risposta di Francesco sull’aereo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio (luglio 2013), che si riferiva a un prelato presumibilmente omosessuale e conferiva all’intero pontificato un carattere destabilizzante: “Il papa si rifugiò dietro l’umiltà cristiana e disse: “Chi sono io per giudicare? Gli si dovrebbe rispondere: «Tu sei il Papa, cioè il Santo Padre, e hai non solo il diritto ma anche il dovere di giudicare, dirigere, ammonire e condannare. Altrimenti violate il vostro dovere pastorale, il vostro incarico evangelistico.

Chi è invece lui per giudicare o addirittura relativizzare e cancellare la tradizione cattolica, il pensiero dei papi, dei teologi e dei santi, la dottrina, la vita, l’ordo missæ, l’esempio dei martiri e dei testimoni? Perché piegare la verità del tempo e la tradizione millenaria ai costumi e alle fobie del presente?

Questa domanda ci riporta al punto di partenza: papa Francesco appare più figlio del suo tempo che della Chiesa, più figlio della globalizzazione che della tradizione.

Alla fine, Marcello Veneziani è deluso: «Il papa ha più successo con atei e non credenti che con cristiani credenti e devoti. Non c’è motivo di rallegrarsi, tanto più che questa simpatia non si traduce in una conversione [der Atheisten und Nichtgläubigen] rovesciato».

Alberto Gabriele

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