Nuovo decreto: l’Italia intervenga contro il soccorso civile in mare

Il governo italiano ha adottato un decreto che mira a limitare in modo significativo il dispiegamento di soccorritori civili in mare nel Mediterraneo. Gli operatori umanitari internazionali hanno reagito con indignazione all’iniziativa del governo di destra del primo ministro Giorgia Melone.

Tra l’altro, il decreto prevede che le navi delle organizzazioni di soccorso debbano immediatamente dirigersi verso un porto assegnato dopo un primo soccorso, senza poter soccorrere altre imbarcazioni in difficoltà. Normalmente, le navi eseguono più salvataggi di persone su piccole imbarcazioni per missione.

Inoltre, migranti e rifugiati devono indicare sulla nave se e, soprattutto, in quale Paese dell’UE intendono presentare domanda di asilo, per poi completare le domande. Se le nuove norme vengono violate, Roma minaccia i comandanti di navi civili con multe salate fino a 50.000 euro. Inoltre, le navi potrebbero essere sequestrate dalle autorità e trattenute nei porti italiani.
In una conferenza stampa di fine anno, Meloni ha affermato che il suo governo ha riportato la migrazione nell’agenda internazionale. Ha anche affermato che il decreto concilia le operazioni delle ONG con il diritto internazionale. Oliver Kulikowski dell’associazione tedesca Sea-Watch, che si reca regolarmente nel Mediterraneo centrale, commenta:

“Costringere le navi ad entrare in porto viola il dovere di soccorrere se ci sono altri in pericolo. Ci opporremo anche a questo tentativo di criminalizzare il soccorso civile in mare e privare i rifugiati dei loro diritti”.

Ancora e ancora, le navi di soccorso in mare vengono controllate e fermate nei porti italiani. Sea-Watch ha ora ottenuto un successo parziale presso la Corte di giustizia europea.

01.08.2022 | 02:47 minuti


Secondo l’Ong Sea-Eye di Ratisbona, il decreto è illegale – “poiché regola il comportamento delle navi battenti bandiera tedesca in acque internazionali e sanziona l’ingresso nel mare territoriale italiano”, ha affermato Valentin Schatz di Sea-Eye. Lo Stato non ha il potere di regolamentare e imporre il salvataggio in mare di navi straniere oltre il suo mare territoriale (12 miglia nautiche).

Critiche anche a Medici Senza Frontiere. “Saremo costretti a lasciare la zona di soccorso nel Mediterraneo senza protezione, il che porterà ad un aumento del bilancio delle vittime”, ha detto al quotidiano La Stampa Marco Bertotto, capo dell’Ong Italia.

L’utilizzo di navi civili è da tempo una spina nel fianco della destra romana. A novembre si è tentato di impedire a due navi di portare a terra le persone soccorse. Più di recente, le autorità hanno assegnato navi a porti remoti solo per molestarle, hanno detto gli assistenti. “Ocean Viking” di SOS Méditerranée, ad esempio, deve attualmente percorrere circa 900 miglia nautiche dal sud Italia a Ravenna nell’Adriatico settentrionale con 113 persone soccorse.

Il governo italiano giustifica la sua azione contro le organizzazioni affermando che incoraggerebbero l’immigrazione clandestina e aiuterebbero i contrabbandieri nel Mediterraneo. Le ONG si rifiutano di farlo.

Il governo italiano è severo sui soccorsi civili in mare:

Alberto Gabriele

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