Edgardo Greco, legato alla ‘Ndrangheta calabrese, fu condannato in contumacia nel 1991 per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo. Li avrebbe uccisi con sbarre di ferro e dissolto i loro corpi nell’acido, secondo i documenti del tribunale.
Greco è riuscito a eludere la polizia italiana dalla sua condanna.
Nicola Gratteri, il procuratore antimafia che ha condotto le indagini come capo della Procura di Catanzaro in Calabria, ha definito Greco un “pericoloso latitante”.
Greco è stato anche condannato per aver tentato di uccidere diverse guardie carcerarie, guadagnandosi il soprannome di “Prison Killer”.
Grateri ha iniziato ad avvicinarsi al Greco dopo che il “maestro pizzaiolo” è apparso in un articolo del quotidiano francese Le Progres, che il ristorante ha pubblicato sul suo sito ufficiale. Facebook pagina.
La polizia della Calabria afferma che Greco pubblica regolarmente sui social media sotto falso nome.
Il giornalista e autore Roberto Saviano, che ha vissuto sotto la protezione della polizia dalla pubblicazione del suo libro “Gomorra” nel 2006, ha detto alla CNN che è comune per i boss della mafia cercare attenzione.
“È tipico. Guarda El Chapo, che mentre lavorava voleva incontrare Sean Penn che voleva fare un film su di lui. E Al Capone voleva andare sul set di ‘Scarface'”, ha detto a Saviano.
La polizia antimafia italiana afferma che quattro alti capi sono ancora latitanti e diversi di rango inferiore sono a piede libero.
Pasquale Bonavota (48) latitante dal 2018 e condannato per reati di mafia legati alla ‘Ndrangheta calabrese, Giovanni Motisi (64), esponente di Cosa Nostra siciliana, è latitante dal 1998, quando fu condannato di omicidio e associazione mafiosa in Sicilia.
Renato Cinquegranella (73) della Camera di Napoli è latitante dal 2002, dopo essere stato condannato per omicidio, detenzione di armi ed estorsione, e Attilio Kubedu (75) è latitante dal 1997. È stato riconosciuto colpevole di diversi sequestri accusa ed è considerato uno dei latitanti più pericolosi d’Italia.