Il giorno prima del D-Day, solo Orazio (un bellissimo pastore tedesco a pelo lungo) è in modalità relax, sdraiato a figura intera. C’è eccitazione intorno a lui. Gli operai delle dodici aziende (locali) che da sei mesi lavorano nel cantiere sono in fornace e in frantoio. Le emozioni travolgono Concetta Caruso. La proprietaria del ristorante cade nel suo architetto (Anne-Claire Girolimetto) con le lacrime alle braccia: “Tutti hanno fatto del loro meglio. Siamo arrivati.”
Accogliente e non appariscente
Questo martedì pomeriggio, il ristorante di specialità italiane Pane, Olio & Sale in Rue du DR Beurnier riapre i battenti. Ampliato – attraverso un passaggio sul retro che passa davanti alla tabaccheria Civette – in un ex negozio di dolciumi, acquisito due anni fa, dà grande risalto al patrimonio di Montbéliard. Sono state evidenziate travi, volte e pietre. “Ho voluto sottolineare l’aspetto Comtois dell’edificio, che risale al 1751”, ricorda l’amministratore delegato dell’azienda di famiglia (il marito, i figli e la nuora sono tra gli 11 dipendenti). La stanza originale è decorata con un bar di nocciole e dotata di una cucina aperta e luminosa. Viene mantenuta la tipica atmosfera da “trattoria”, con alcove ricche di prodotti e vini italiani, mobili confortevoli senza essere appariscenti, tavoli marroni, poltrone in pelle o poltroncine in giallo e bisquit. “Ero esigente, tutto era fatto su misura. Volevo creare un legame tra Montbéliard, che amo, e la Sicilia, la mia isola natale”. Il negoziante ha investito questi fondi personali: 410.000 euro, mentre il budget stimato era di 350.000 euro. Durante tutto il progetto è stata mantenuta un’attività, seppur meno sostenuta, nella sala da tè Maison Debrie, che ha aperto le sue porte ai ristoratori. Da una superficie di oggi circa 135 m² 2 , Pane, Olio & Sale, appuntato nella guida Gault et Millau, non vince molte posate (nota: circa 65 in totale). Ma non era quello l’obiettivo. “Volevo che clienti e dipendenti si sentissero a proprio agio lì, per arieggiare la stanza.” Interrogato sui prezzi, il ristoratore promette di non aumentare i piatti (o il meno possibile). È piena di carattere, tanto amabile quanto di cuore aperto: “Abbiamo la reputazione di essere gentili. La qualità ha il suo prezzo. Tutto è fatto in casa, dolci, pasta, sughi… Paghiamo i dazi doganali per l’importazione dei prodotti. I vini aumenteranno, purtroppo non abbiamo scelta”.