Maraini sui delitti di Pasolini: “Ora vogliamo scoprire chi l’ha ucciso. Troppi dubbi ignorati”

“Spero che riapriranno le indagini. È tempo di scoprire la verità su un mistero che esiste da troppo tempo. È preoccupante che a quasi 50 anni di distanza non si sappia ancora come e perché Pier Paolo Pasolini sia stato ucciso. Il fatto che finora non siano stati fatti scavi è un brutto segno, forse qualcuno aveva qualcosa da nascondere, ma ovviamente non posso saperlo, sono solo congetture”.

Dacia Maraini ricorda vividamente il 2 novembre 1975, il giorno in cui la sua amica, la scrittrice, fu assassinata all’Idroscalo di Ostia. Un reato per il quale è stato condannato l’allora diciassettenne Pino Pelosi (ammetto che poi ha ritrattato ed è morto nel 2017). “Ero a Rimini durante un convegno femminista. Mi hanno chiamato. Sono tornato subito. Da subito sono sorti dubbi sulla ricostruzione – sottolinea chi scrive -. Sfortunatamente, l’indagine si è conclusa con un noto colpevole”.

Ma ora le cose potrebbero cambiare. Ieri è stata presentata alla Procura di Roma una richiesta – scritta dall’avvocato Stefano Maccioni a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti – per la riapertura delle indagini. La petizione chiede a chi appartengono i tre Dna individuati dai Carabinieri del Ris nel 2010 Salò, le 120 giornate di Sodoma rubato da Pasolini. I chiamanti affermano che quella notte a Ostia Pelosi non è stata solo perché “ci sono prove di almeno tre profili genetici”. Il lavoro sul Dna individuato era già stato completato, ma si dice che sia “parziale”: “Oggi è il momento di effettuare verifiche più generali, tenendo anche conto delle dichiarazioni di Abbatino (che chiedono ai pm, ndr), che dà alla Commissione Antimafia una giustificazione sul perché Pasolini andasse all’Idroscalo: non era lì per avere un rapporto sessuale occasionale con la Pelosi – spiega Maccioni – ma per comprare le “pizze” al ritiro SalòPer Maccioni, Grieco e Giovannetti, Pasolini “fu condotto in una trappola con Pelosi come esca e lì fu aggredito a morte”. I mandanti dell’assassinio – sottolineano i treansa – si trova nel romanzo incompiuto di Pasolini olioRilasciato nel 1992.

“Avete fatto molto bene a presentare questa candidatura – commenta Maraini –. I dubbi sono sorti subito e noi, suoi amici, l’abbiamo detto e scritto più volte, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare, non sono state fatte ulteriori indagini. Abbiamo visto la foto di Pelosi che non aveva nemmeno una macchia di sangue addosso mentre Pier Paolo era una fonte di sangue. Se c’è stata una rissa e lui è stato picchiato a morte, com’è possibile che chi l’ha ucciso non abbia segni? – chiede lo scrittore -. Si ritiene che Pasolini abbia tentato di violentare questo ragazzo, si sia voltato e lo abbia ucciso. Impossibile per vari motivi. Pasolini non è mai stato uno stupratore, lo posso dire con assoluta certezza. Lo stesso Pelosi alla fine ritrattò la sua confessione, accennando alla presenza di tre persone quel giorno, ma senza specificare chi fossero.

Tante incongruenze, ma “non abbiamo studiato a fondo questo”, perché? “Era un momento molto critico nella società italiana quando la mafia spesso ballava segretamente in tandem con i perversi servizi segreti. Ovviamente non dico di essere uno scrittore e non è il mio campo, queste sono ipotesi di chi ha indagato sul caso e l’ipotesi che si sia trattato di un omicidio compiuto probabilmente sotto l’influenza dei deviati servizi segreti. Un’altra ipotesi è che Pier Paolo, con i suoi scritti su Mattei o sull’attentato di Milano, possa aver allarmato chi cercava di creare una situazione di crisi della possibilità di un cambiamento politico». E ora? “Mi fido delle istituzioni e penso che nella magistratura ci siano persone coraggiose, brave e oneste che spero vadano fino in fondo. La democrazia ha bisogno delle istituzioni, e se qualcuno risulta non essere pulito lì, deve essere espulso per non insudiciare l’istituzione stessa.

Alberto Gabriele

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