Se tutte le strade portano a Roma, la nuova Via della Seta passerà da Pechino a Trieste. È quanto vuole annunciare ufficialmente il presidente cinese Xi Jinping, che visiterà la capitale italiana a fine marzo 2019, mentre il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, potrebbe compiere un viaggio a Pechino a fine aprile.
La penisola diventerebbe così il 68° paese a integrare questo ampio piano della Belt & Road Initiative, previsto nel 2013 per essere completato entro il 2049 e a celebrare in pompa magna il 100° anniversario della Repubblica popolare cinese. Soprattutto, sarebbe il primo Paese membro del G7 ad aderire all’iniziativa di “proiezione di potere” di Pechino, che mette le sue aziende al servizio dello sviluppo o della costruzione delle infrastrutture necessarie. Questo progetto di rotte marittime e terrestri è pubblicizzato come un collegamento tra l’Occidente e l’Asia che aumenterà il commercio.
Pechino-Trieste-Venezia-Genova
Ad oggi, l’influenza cinese si è esercitata principalmente in Asia centrale e in Africa. La Belt & Road Initiative le consentirebbe di affermarsi più saldamente in Europa, dove Pechino ha già acquistato il porto greco del Pireo e ha investito molto in numerose aziende, soprattutto italiane. Questi ultimi sperano di riuscirci Partecipare a grandi progetti infrastrutturali Chi spezzerà questa nuova Via della Seta? un totale stimato in 1.000 miliardi di dollari.
Uno degli ingressi principali della nuova Via della Seta verso l’Europa sarebbe quindi il porto di Trieste, che si collegherebbe poi a Venezia e porterebbe a Genova sui nuovi collegamenti ferroviari. Una benedizione per l’Italia, che sta cadendo nella recessione. Essendo il secondo paese produttore dell’UE dopo la Germania, la crescita economica si basa principalmente sulle esportazioni.
cavallo di Troia
Se dovesse ratificare il memorandum presentato dal presidente cinese, si troverebbe da sola in un mondo occidentale che cerca di perseguire una strategia comune di fronte alle incursioni economiche asiatiche. L’Italia sarebbe quindi il cavallo di Troia di Pechino in Europa.
Questo è il punto di vista degli Stati Uniti, che li esortano a non partecipare al progetto Belt & Road, anche a rischio di danneggiare la loro reputazione internazionale. Roma è combattuta tra due sentimenti: la lealtà a Washington e l’interesse che spera di attirare da Pechino.
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