L’Italia complica il lavoro dei soccorritori in mare

Il Senato italiano ha approvato un decreto controverso a livello internazionale su come comportarsi con i soccorritori in mare.Secondo il Senato, 84 senatori hanno votato a favore del testo che secondo i critici complica il lavoro delle organizzazioni umanitarie, con 61 voti contrari. Dopo che la Camera dei Deputati lo aveva già approvato la scorsa settimana, il decreto del governo Giorgia Melonis è diventato legge.

Secondo il decreto, i soccorritori civili in mare sono tenuti a recarsi in un porto assegnato immediatamente dopo un’operazione di soccorso, senza continuare la loro missione e senza imbarcare altri migranti e rifugiati. Quando arrivano in porto, vengono, per così dire, tolti dalla circolazione per ulteriori soccorsi. Nelle ultime settimane le organizzazioni umanitarie hanno criticato anche il fatto che le autorità italiane abbiano assegnato loro porti lontani dalla zona operativa nel Mediterraneo centrale, come Ravenna nell’alto Adriatico. I porti più vicini sono in Sicilia.

Multe elevate e possibile confiscae

In caso di violazione del nuovo regolamento, i comandanti sono esposti a multe da 10.000 a 50.000 euro. Se ciò dovesse accadere di nuovo, le navi potrebbero essere confiscate.


A metà febbraio 65 membri del Bundestag tedesco hanno chiesto al parlamento italiano di non trasformare in legge il decreto così com’è. In un appello di Julian Pahlke (Verdi) e Hakan Demir (SPD), è stato affermato che ciò contraddiceva il diritto marittimo internazionale, i requisiti internazionali in materia di diritti umani e il diritto derivato dell’UE. Le capacità di salvataggio nel Mediterraneo sarebbero così notevolmente ridotte.

Alberto Gabriele

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