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Il gruppo italiano di petrolio e gas Eni sta acquistando gran parte della sua controparte industriale Neptune Energy, che è molto attiva nel pompaggio di gas naturale nella parte olandese del Mare del Nord. L’accordo vale complessivamente 4,9 miliardi di dollari.
PAPÀ
23 giugno 2023
Fondata nel 2015, Neptune Energy è ora quasi per metà di proprietà di un fondo sovrano cinese. Anche i fondi di investimento CVC e Carlyle possiedono la società.
Eni acquisisce tutte le attività di Neptune, ad eccezione di quelle in Germania e Norvegia. Le parti di Nettuno in quest’ultimo paese saranno di proprietà di Vår Energi, una controllata norvegese di Eni. I possedimenti tedeschi vengono liquidati.
Grande quantità di gas extra
Secondo Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, l’operazione fornisce immediatamente una grande quantità di gas aggiuntivo che il gruppo può pompare. Parla di portafoglio a “bassa intensità di CO2”, perché Eni considera il gas naturale come combustibile fossile di transizione verso fonti energetiche più pulite e meno inquinanti rispetto, ad esempio, al carbone.
Neptune ha generato entrate per 1,2 miliardi di dollari l’anno scorso. L’azienda estrae ogni giorno l’equivalente di 1.500 barili di petrolio in gas naturale dalla parte olandese del Mare del Nord, rendendola il più grande produttore di gas in questa regione. Eni assumerà inoltre il controllo diretto delle operazioni di Neptune nelle acque del Regno Unito, nonché in Australia, Indonesia e Algeria. In questo Paese nordafricano l’azienda italiana è già molto attiva con progetti sul gas.
Secondo Descalzi, l’acquisizione di Neptune offre anche opportunità di riduzione delle emissioni di CO2. Ad esempio, Nettuno nei Paesi Bassi sta studiando se sia possibile catturare e immagazzinare grandi quantità di gas serra in un giacimento di gas vuoto nel Mare del Nord.