lo scrittore italiano Giuseppe Tomasi di Lampedusa è una delle voci più straordinarie della letteratura universale del XX secolo. Sebbene abbia scritto un solo romanzo, “Il leopardo”gli è bastato per lasciare un’eredità preziosa, motivo per cui continua a essere letto in questi giorni, dopo averne attraversato così tanto.
Tuttavia, nella produzione letteraria attribuita al siciliano, si può parlare anche di corrispondenza, di alcuni testi di tipo saggistico e di racconti, anche se pochi, tutti straordinari.
Vale la pena parlarne in occasione del 126° anniversario della nascita dello scrittore. Nacque il 23 dicembre 1896, nella città di Palermo. Ha vissuto fino a circa 60 anni ed è stato ucciso da un cancro ai polmoni nel luglio 1957.
I suoi racconti, i pochi che riuscirono a salvarsi postumi, sono legati all’universo narrativo di “Il leopardo”, in termini di tono, umore e ambientazione. Sono stati raccolti e tradotti in spagnolo dalla casa editrice Anagrama.
“Storie” Ospita quattro testi, brevi brani che si collegano tra loro affrontando temi come la privacy e illuminando il calore letterario dell’autore.
Il libro si apre con ‘Ricordi d’infanzia’, testo in cui il lettore accede a una serie di rievocazioni intime che risalgono quasi immediatamente alla base di “El Gatopardo”; poi arriva una favola natalizia, ideale per l’epoca, intitolata “La gioia e la legge”, in cui acquistano importanza Cechov e Pirandello, non come attori, ma come depositari immediati dello stile.
La terza storia è ‘Sirena’, forse meglio di tutti, una storia mitologica con un tocco di sensualità e malinconia. Un dramma che all’epoca attirò l’attenzione, e suscitò la sua ammirazione, dello scrittore Margherita Yourcenar.
Infine, c’è la storia di “I gattini ciechi”un testo che doveva essere il primo capitolo del romanzo incompiuto che Lampedusa non completò mai
Il libro contiene anche testi introduttivi a ogni storia, riproduzioni dei manoscritti originali, frammenti di prime versioni e fotografie dell’autore tra le sue pagine. Il materiale raccolto permette ai lettori di contestualizzare la scrittura di Lampedusa e di dimensionare, in un certo senso, il dispositivo alla base del suo lavoro.
“Un libro prezioso… La prosa scorre con l’allegro e le cadenze di una composizione per pianoforte di Mozart…”La Sirena” è una storia enigmatica, seducente e indimenticabile, di rara bellezza, che brilla come una gemma” (Tempi supplemento letterario).
“Uno dei ricordi più antichi che riesco a localizzare nel tempo, perché riferito ad un fatto storicamente verificabile, risale al 30 luglio 1900, cioè a un’epoca in cui avevo poco più di tre anni e mezzo. Ero con mia madre e la sua cameriera (probabilmente Teresa di Torino) nel boudoir. Era una stanza più lunga che larga e illuminata da due balconi opposti, posti sui lati stretti e aperti, uno sullo stretto giardino che separava la nostra casa dall’oratorio di Santa Zita, e l’altro su un piccolo patio interno. La toletta – che aveva la forma di un fagiolocon il piano superiore di vetro, sotto il quale si vedeva un lenzuolo rosa, e con le gambe nascoste da una specie di gonna di pizzo bianco, era posto davanti al balcone che dava sul giardinetto, e sul quale erano, oltre a i pennelli, e altri ninnoli, un grande specchio con cornice anch’essa decorata di stelle e altri ornamenti di vetro che mi sono piaciuti molto” – (Frammento).
Quello che il lettore troverà qui sarà il pezzo mancante del puzzle dell’eredità di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Leggerlo oggi, come 100 anni fa, ti permetterà di capire di nuovo il mondo, e di sapere di essere stregato dalla prosa meravigliosa di uno scrittore gentiluomo che non smetterà mai di essere presente, il tempo e gli universi passano.
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