La sorella della donna italiana uccisa per possibile femminicidio chiede il “rovesciamento del sistema”

Una responsabilità collettiva, dice la giovane. Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin, la giovane italiana il cui corpo è stato ritrovato sabato a nord di Venezia in relazione a un possibile femminicidio, lancia un appello in una lettera aperta pubblicata lunedì 20 novembre Corriere della Sera. Lei rifiuta il consueto “minuto di silenzio” in memoria della defunta, chiede il “rovesciamento del sistema” e sottolinea la responsabilità dell’intera società per la morte della sorella.

“Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci protegge. “Il femminicidio non è un crimine passionale, è un crimine di potere”, denuncia.

Sabato il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato in un burrone nei pressi del lago di Barcis, un centinaio di chilometri a nord di Venezia. La giovane donna aveva ferite da taglio alla testa e al collo. Il suo ex fidanzato Filippo Turetta è stato arrestato domenica in Germania dopo una caccia all’uomo che ha fatto notizia sui giornali italiani.

La conseguenza di una “società patriarcale”

Elena Cecchetin si rifiuta di definire un “mostro” l’uomo sospettato di aver ucciso la sorella e ritiene che la morte della sorella non sia stata il risultato della follia di un individuo isolato, ma la conseguenza di una “società patriarcale”.

Questi uomini che uccidono le donne “non sono malati”, ritiene, “sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”.

Denuncia la società italiana, che “legittima qualsiasi comportamento che danneggi le donne”.

Un appello agli uomini perché siano agenti di questo cambiamento

Sulla base di questa analisi lancia un appello: “Non fate un minuto di silenzio per Giulia, perché Giulia brucia tutto”, commenta virulento che poi spiega in un’intervista su Rete 4.

“Rovesciate questo sistema che mette le persone in difficoltà e fate in modo che Giulia sia l’ultima”, proclama.

E infatti nella sua lettera aperta non solo fa il punto della situazione, ma invita anche gli uomini italiani ad agire. “Dato il loro privilegio e potere, spetta agli uomini educare e allertare i loro amici e colleghi nel momento in cui sentono il minimo accenno di violenza di genere”, sfida.

“Dillo a quell’amico che controlla il telefono della sua ragazza, dillo a quel collega che molesta i passanti, sii ostile a questi comportamenti socialmente accettati che non sono altro che un preludio al femminicidio”, dice.

Prevenzione nazionale della violenza di genere

Spiega anche le misure che ritiene dovrebbe adottare il governo italiano.

“Abbiamo bisogno di un’educazione sessuale ed emotiva completa, dobbiamo insegnare che l’amore non è possesso”, chiede.

Chiede inoltre allo Stato italiano di “finanziare centri antiviolenza” e di “fornire a chi ha bisogno di aiuto l’opportunità di chiedere aiuto” per sostenere le donne vittime di violenza di genere e sessuale.

Secondo il Viminale, dall’inizio dell’anno in Italia si sono registrati 102 omicidi in cui la vittima era una donna, di cui 82 da parte di un familiare o del partner.

Articolo originale pubblicato su BFMTV.com

Alberto Gabriele

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