La crisi economica del Mezzogiorno è un problema di lungo periodo

L’Italia meridionale comprende perché il paese riceve la quota maggiore di fondi per lo sviluppo dell’UE. Ma sono sufficienti per colmare il divario tra il ricco nord e il povero sud? In Sicilia, gli investimenti infrastrutturali mirano a favorire la crescita economica. I fondi saranno utilizzati principalmente per completare progetti tanto attesi, come questa ferrovia pianificata da tempo che collega le principali città della regione. Ma sono necessarie risorse aggiuntive per soddisfare tutti i requisiti.

“Da un lato non ci sono abbastanza esperti per l’elaborazione e l’amministrazione dei fondi, i comuni devono organizzarsi in qualche modo, dall’altro i fondi nazionali per la ristrutturazione non sono sufficienti a coprire tutte le esigenze infrastrutturali, contrariamente a quanto era originariamente programmato».spiega Marco Falcone, responsabile delle infrastrutture della Regione Sicilia. “Se si lasciano fuori strade e autostrade e le misure interessano solo una parte della rete ferroviaria, c’è il rischio che l’obiettivo non venga raggiunto”.

Più di 230 milioni di euro sono stati investiti principalmente nella ristrutturazione di appartamenti in tutta la regione, come nel quartiere pancetta di Catania.

Gli immobili confiscati alla mafia, come questo, sono tra i progetti finanziati con i fondi del Recovery plan europeo. Era un supermercato di proprietà di una delle più potenti famiglie mafiose degli anni 80. Deve essere convertito in una struttura per sostenere le famiglie a basso reddito. Rivitalizzare lo spazio di oltre 600 metri quadrati aiuterà l’economia locale.

“Questo luogo è un simbolo della lotta alla mafia dove sosterremo tanti residenti bisognosi di questo quartiere”dice Michele Cristaldi, vicesindaco di Catania e responsabile, tra l’altro, di beni confiscati alla mafia. “Qui ci sono ancora organizzazioni criminali che reclutano giovani che poi diventano anche criminali”.

Ma come spiega il professore di economia politica Maurizio Caserta dell’Università di Catania, non si tratta solo di quantità:

“Il problema è sapere cosa si fa effettivamente con questi soldi. Questo richiede competenza progettuale, regole chiare e trasparenza nelle procedure della pubblica amministrazione: qui mancano tutti questi aspetti. Non basta un bonifico, questo è solo l’inizio e serve l’UE per dimostrare che siamo all’altezza del compito”.

Risolvere la crisi economica del Mezzogiorno è un compito a lungo termine che va ben oltre il piano nazionale di ripresa economica.

Alberto Gabriele

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