Nel luglio 2000, Giulio Giaccio (26) è stato rapito da persone che affermavano di essere della polizia. È stato poi ucciso con una pallottola alla testa, prima che il suo corpo fosse sciolto nell’acido.
Solo i denti sarebbero stati lasciati da Giaccio, ma gli assassini li avrebbero frantumati con un martello per cancellarne ogni traccia.
Il motivo per cui è stato ucciso sarebbe stato una relazione con la sorella di un membro del clan mafioso Polverino, con sede a Marano di Napoli e parte della cosiddetta camorra nella regione Campania, nel sud Italia.
Boss mafioso esposto su Google Maps
Offerte mafiose rifiutate
Il “problema” era semplicemente che la mafia aveva scelto l’uomo sbagliato: Giaccio non c’entrava niente con la vicenda, ma era stato semplicemente scambiato per un altro uomo.
Ora – quasi 23 anni dopo – la mafia si è scusata per la confusione, scrive l’italiano salone di vanità.
In un processo in corso a Napoli, due membri del clan Polverino avrebbero offerto alla madre di Giaccio 150.000 euro in contanti e beni come risarcimento per l’omicidio.
Tuttavia, secondo quanto riferito, la madre ha rifiutato l’offerta.
– Nessuna somma di denaro può ripagare la vita di Giulio, afferma l’avvocato della madre Alessandro Motta in un comunicato, ripreso da Vanity Fair e da diversi media italiani.
Ragazzo ucciso (12)
Sciogliere i cadaveri nell’acido era un metodo ricorrente nella mafia italiana per smaltire i cadaveri.
Nel novembre 1993, un ragazzo di 12 anni fu rapito, torturato, ucciso e infine sciolto nell’acido – per ordine di Giovanni Brusca, uno dei leader del brutale e spietato clan dei Corleone in Sicilia.
L’omicidio del ragazzo fu una vendetta perché suo padre aveva spiegato alle autorità l’omicidio del giudice Giovanni Falcone.
Il clan Corleone ha ucciso Falcone in un attentato dinamitardo fuori Palermo il 23 maggio 1992.