Dopo i graffiti sui monumenti e le macchie sulle opere d’arte da parte degli attivisti per il clima, il governo italiano vuole punire più severamente il vandalismo dei beni culturali. Il gabinetto del premier Giorgia Meloni ha concordato un relativo decreto.
I piani prevedono il pagamento di danni tra 10.000 e 60.000 euro e “sanzioni penali” per coloro che “distruggono, contaminano o degradano” i beni culturali, ha annunciato martedì il ministro della Cultura italiano Gennaro Sangiuliano. Il Parlamento ha ora due mesi per trasformare il decreto in legge.
“Gli attacchi a monumenti e siti artistici causano danni economici alla comunità”, ha detto Sangiuliano dopo il consiglio dei ministri a Roma. I beni culturali sporchi dovrebbero essere puliti da “personale altamente specializzato” e con “macchine costose”.
Chi lo fa deve “assumersi anche la responsabilità finanziaria”. Nella sua dichiarazione, il ministro ha definito gli attivisti “eco-vandali”.
La forma radicale di protesta della cosiddetta ultima generazione è giustificata?
04.11.2022 | 31:15 minuti
Come in Germania, anche in Italia gli attivisti per il clima stanno attirando l’attenzione su di sé con azioni straordinarie. Alla fine di marzo, gli attivisti hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio a Firenze con vernice arancione. Sono state mete anche opere d’arte come un dipinto di Van Gogh a Londra o un’auto di Andy Warhol a Milano.
“Siamo di fronte a un sistematico vandalismo del nostro patrimonio artistico e culturale che non ha assolutamente nulla a che fare con la tutela dell’ambiente”, continua Sangiuliano. Gli attuali sforzi del governo per affrontare il cambiamento climatico non vanno abbastanza lontano per gli attivisti: vedono le loro azioni come forme legittime di protesta.