Da Alviero Martini, marchio italiano noto per decorare le sue borse con mappe geografiche, una copia realizzata per 20 euro è stata rivenduta per 350 euro. Da Armani il profitto è stato ancora maggiore: una borsa prodotta per 93 euro costava in negozio 1.800 euro. Ma il margine è stato più impressionante da Dior: il modello di borsa Po312yky è stato venduto in alcune boutique fino a 2.600 euro. Costi di produzione originali: 56 euro.
Tutte queste informazioni sono state rivelate nei mesi scorsi dai Carabinieri di Milano, le cui indagini hanno portato alla luce un sistema di subappalto illegale per la produzione di borse per tre marchi di fascia alta: Dior, Armani e Alviero Martini.
Lo riferiscono i media italiani pagina dei fan, “Il desiderio di queste aziende era quello di ridurre i costi di produzione applicando lo stesso sistema: affidare la produzione delle borse a ditte esterne, che a loro volta esternalizzavano il lavoro in laboratori nascosti nel milanese e impiegavano lavoratori di origine cinese”.
Diffusione del lavoro sommerso
Il motivo per cui i costi di produzione venivano mantenuti così bassi era perché le norme sul diritto del lavoro erano molto limitate.