Era l’ultimo giorno. Dopo aver conquistato lo Stelvio e altri passi, faremo un’ultima pedalata lungo il Lago di Como per concludere in bellezza la vacanza. Che sarebbe stato coinvolto anche un purosangue italiano su quattro ruote, divenne chiaro quando una Lamborghini sbandata apparve improvvisamente nella direzione opposta. “Non fermarti e non superarlo” era tutto ciò a cui riuscivo a pensare.
A giudicare dalla mia bici distrutta, l’impatto è stato tremendo. Sono caduto sull’asfalto, in una posizione laterale stabile, tra tutte le cose, ho assaggiato sangue e denti e ho gemuto. Fortunatamente sono riuscito a respirare liberamente e ho continuato. Subito circondata da italiani di ogni genere e mio marito – grazie a Dio non si è fatto toccare – tutti chiacchieravano. Dovevo stare fermo, NON muovermi! Va bene, va bene, non faccio più niente. Mi ha tirato indietro, come il parto, con un unico obiettivo: respirare e fare quello che dicono. Le sirene, sono venute, hanno fatto domande, mi hanno rinforzato e mi hanno messo un collare. Ora, guardando in alto, ho visto il cielo; fortunatamente non il paradiso. Poi il tetto dell’ambulanza, la borsa per la fleboclisi e un controsoffitto ben illuminato. Aspettare, guardare tubi fluorescenti e ascoltare i gemiti degli altri. Quindi TAC e radiografia. Quanto tempo ci vorrà, che ora è comunque?
Nessuna grave emorragia e niente di rotto. Non proprio? “Posso guardare, sono steso medico.” “Sì, certo”, ha detto il medico traumatologo. Abbiamo esaminato tutte le radiografie ei risultati: danni ai legamenti, gonfiore dei tessuti molli, tutto qui. Sono stato ricucito, bendato e steccato, e dopo un doppio colpo di tetano, sono inciampato fuori dall’edificio: nero e blu ma con un angelo sulla mia spalla. A casa, i miei lividi sono migliorati visibilmente ei miei denti sono stati ripristinati. Quando dopo dieci settimane questa fastidiosa paralisi radiale distale è scomparsa spontaneamente e ho potuto raddrizzare nuovamente le dita, la guarigione è stata completa. Vorrei che quell’angelo potesse stare fermo per un po’.
Mariet Feltkamp, dottore-virologa, LUMC