Una decisione del tribunale fa scalpore in Italia. I neofascisti avevano il braccio destro teso in segno di saluto: nessun problema, secondo i giudici.
Il braccio destro teso in segno di saluto: in Germania il saluto hitleriano è un reato penale. In Italia, però, questo è nuovamente consentito. Lì si chiama “Saluto Romano” ed era usato come simbolo dai fascisti di Mussolini. Il 7 gennaio, quasi 1.000 neofascisti hanno marciato a Roma, apparentemente in memoria di tre compagni d’armi uccisi in un attentato nel 1978. Il fatto che ancora una volta abbiano teso il braccio destro in segno di saluto ha scatenato accese discussioni in Italia.
Oggi, secondo i media italiani, la Corte Suprema italiana si è pronunciata sul saluto. I giudici si sono confrontati con un caso risalente al 2016, quando i neofascisti manifestarono a Milano per il “Saluto Romano”. Il primo grado l’ha assolta, ma il secondo grado ha stabilito che era stato commesso il reato di “esaltazione del fascismo”. Giovedì la Corte di Cassazione, la massima autorità italiana, ha emesso il suo verdetto.
Di conseguenza, il saluto è consentito se si tratta di una cerimonia commemorativa. Inoltre, secondo i giudici, non dovrebbe esserci “nessun pericolo” che venga rifondato un partito fascista. L’associazione fascista italiana CasaPound ha applaudito e ha parlato di “vittoria storica”.
Esisteva un saluto simile nell’antica Roma, e i fascisti italiani e più tardi Adolf Hitler ne fecero un simbolo del loro movimento.
Le leggi non vietano specificamente i saluti
In realtà ci sono due leggi destinate a porre fine alla glorificazione del fascismo in Italia. Vietano la formazione di un partito fascista e la diffusione della propaganda fascista. Tuttavia il saluto fascista non è menzionato esplicitamente.
Il politico italiano ed ex deputato socialdemocratico Emanuele Fiano non vuole accontentarsi della decisione del giudice. Invita il premier Giorgia Meloni a firmare una legge che vieti i gesti fascisti. Ciò renderebbe questo saluto un reato penale, riferisce il “Corriere della Sera” italiano. Il padre di Fiano è un sopravvissuto all’Olocausto. Ha annunciato che si sarebbe battuto per la reintroduzione del disegno di legge. Meloni, leader del partito di destra Fratelli d’Italia, non ha ancora commentato la sentenza.
L’ex ministro vede un “problema culturale”
Il deputato italiano ed ex ministro Carlo Calenda ha dichiarato al portale di notizie “Informazione.it”: “Molti italiani sono dell’opinione che il fascismo alla fine abbia fatto cose buone. Quindi c’è un ‘problema culturale’ che deve essere affrontato. risolto da una guerra culturale che comincia nelle scuole. Anche Pier Luigi Bersani, ex ministro dello Sviluppo economico, ha criticato la decisione. “Speriamo che non marcino su Roma definendolo un evento commemorativo”, ha detto a Legano News, riferendosi al colpo di stato di Mussolini del 1922. Bersani ha chiesto la messa al bando delle organizzazioni fasciste.
La leader dell’Alleanza dei Verdi e della Sinistra alla Camera, Luana Zanella, ha criticato il suo avversario politico, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, del partito al governo Fratelli d’Italia. Ha commentato il verdetto con la frase: “Parla da solo”. Evidentemente si era aspettata la distanza. “Lui stesso è incapace di usare il linguaggio e l’atteggiamento che il suo ruolo richiede”, ha detto Zanella. A sua volta ha risposto Tommaso Foti, esponente della Meloni: Zanella non ha capito che la situazione giuridica era chiara e che La Russa aveva agito con rispetto, riferisce Il Tempo.
Ci sono state vivaci discussioni anche sul social network X (ex Twitter). “Un verdetto assurdo e pericoloso”, ha definito la decisione un utente. “La legge non è ‘sacra’ solo quando ti fa comodo. Rispetta le sentenze, grazie”, ha risposto un utente di nome Francesco.
“Ricordare il fascismo con tali gesti significa ignorare la tragedia degli ultimi vent’anni e il suo significato per l’Italia e l’Europa. Questo non è folklore, ma l’evocazione di un’epoca maledetta che deve essere condannata all’unanimità”, ha scritto la politica italiana Alessia Morani di il Partito Democratico.