Il Dimore Studio, scienza del colore e crema del design vintage e contemporaneo

Ad aprile, durante il Salone del Mobile, come ogni anno, lo stretto marciapiede di Via Solferino nell’elegante quartiere Brera di Milano viene preso d’assalto. Per poco più di una settimana, centinaia di loro, in uno strano corteo, salgono i gradini logori di una scala in pietra grigia fino al secondo piano di un’antichissima casa di città per scoprire in un grande appartamento il nuovo allestimento presentato da Dimore.

nel 2024, i decoratori Emiliano Salci e Britt Moran hanno voluto creare un’atmosfera da cantiere per celebrare il 20° anniversario del loro studio. La mostra intitolata “No Sense” colloca il visitatore in un ambiente un po’ apocalittico con pareti e soffitti completamente spogli. “Anno dopo anno mettiamo vernice o carta da parati sui muri ad ogni installazione. Questa volta, per celebrare il nostro anniversario, abbiamo voluto eliminare tutti gli strati per tornare alle origini. E per quanto riguarda l’atmosfera generale, ci siamo ispirati al film splendente [1980]di Stanley Kubrick…” spiega Emiliano Salci.

Indossando quotidianamente un kilt fluo, un blazer rosso con colletto argentato, un bermuda verde mela o un cappotto leopardato, quest’ultimo è il duo creativo, mentre la sua compagna Britt Moran si occupa della comunicazione e dello sviluppo dell’azienda. Per “No sense”, l’eccentrico Emiliano Salci ha collocato qua e là nelle stanze dell’appartamento-galleria mobili storici – in particolare del Novecento, il movimento artistico e di design italiano degli anni ’20 – e pezzi che Dimore aveva progettato nel corso di due decenni, tutti interagiscono con oggetti d’arte contemporanea: «Nel nostro ambiente comanda sempre l’Italia, quest’anno con rappresentanti come Ico Parisi o Carlo De Carli. »

Un interno presentato come parte della mostra “No Sense”, che riunisce lo scaffale Olinto di Kazuhide Takahama;  un'opera ibrida, Panton/Zanussi (1988), la Vitra Panton Chair su frigorifero Zanussi di Bertrand Lavier;  una dormeuse (1936) di Jean Prouvé o la poltrona Viscontea (1987) dei fratelli Castiglioni appoggiata su un tavolino di Mario Sabot (anni '70).

Ad ogni edizione della mostra, questi manifesti installativi offrono uno sguardo sul lavoro dello studio Dimore, che ripercorre lo straordinario design delle boutique di Aesop, Hermès, Fendi e Trudon, ma anche di hotel, case e appartamenti. Tutti privati ​​in tutto il mondo. Spazi opulenti che uniscono eccentricità e comfort borghese, riconoscibili dal loro sofisticato mix di colori, specchi invecchiati e chiaroscuri. Il duo progetta anche mobili ispirati agli anni ’70 in ottone, vetro e tessuti, oltre a una collezione tessile con motivi originali che fanno parte della storia delle arti decorative.

“Ho vissuto momenti meravigliosi”

Quando il duo venne fondato, nei primi anni 2000, l’arte di vivere italiana si era già addormentata in grandi divani grigi, incapsulando lo stile unificato che alla fine avrebbe prevalso dopo decenni di creatività e design. Esperimenti di personaggi come Gio Ponti o Ettore Sottsass.

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Alberto Gabriele

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