Il sig. Messina Denaro, 60 anni, è stato una delle figure principali di Cosa Nostra, il vero sindacato criminale siciliano rappresentato nel film cult Il Padrino.
Il gangster è stato catturato “in un sanatorio di Palermo dove si era recato per curarsi”, ha detto in un comunicato della polizia il capo delle operazioni speciali Pasquale Angelosanto.
Stava ricevendo cure regolari per il cancro al colon presso la clinica da un anno sotto un altro nome e non ha opposto resistenza all’arresto, ha riferito l’agenzia di stampa ANSA.
Anna Sergi, esperta di criminologia presso l’Università dell’Essex, ha affermato che Messina Denaro è stato “l’ultimo gangster siciliano sopravvissuto, il più duro e il più puro”.
“Dovrebbe mantenere i segreti sulle cospirazioni sul carburante che coinvolgono accordi mafiosi con lo stato negli anni ’90”, ha detto ad AFP. – È l’essenza del grande potere storico di Cosa Nostra. I miti sul suo tempo nascosto sono uno dei motivi per cui i miti della mafia sono sopravvissuti”.
“Estremamente pericoloso”
Il primo ministro Giorgia Meloni ha affermato che Messina Denaro è stato il boss della mafia più importante e il suo arresto nella sua nativa Sicilia è stata una “grande vittoria per lo Stato” nella lotta alla criminalità organizzata.
Una foto rilasciata dalla polizia mostra Messina Denaro seduto sul sedile posteriore di un’auto, con indosso un cappello color crema, occhiali da sole e una giacca di pelle marrone con fodera di montone color crema.
Fino ad ora, l’unica sua fotografia conosciuta era dei primi anni 90. Si nasconde dal 1993.
Il signor Messina Denaro è stato arrestato il giorno dopo il 30° anniversario dell’arresto nel 2017 di Salvatore Riina, soprannominato La Belva per la sua brutalità.
Era in cima alla lista dei più ricercati d’Italia, accusato di legami mafiosi, diversi omicidi e uso di esplosivi.
È sospettato di aver contribuito agli attentati di Roma, Milano e Firenze del 1993 in cui persero la vita 10 persone. Pochi mesi prima, Cosa Nostra aveva ucciso i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in attacchi simili.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito “un giorno straordinario per lo Stato” l’arresto di un “pericolosissimo latitante”.
Nel 2015, la polizia ha scoperto che stava comunicando con i suoi più stretti collaboratori utilizzando il sistema dei “pizzini”, lasciando piccoli appunti di carta piegati sotto una roccia in una fattoria in Sicilia.
Per decenni, gli investigatori hanno perquisito le case e le attività commerciali di noti alleati del boss della mafia sull’isola.
Cercavano principalmente nascondigli in fossati, grotte o addirittura bunker all’interno di edifici dove potesse nascondersi l’uomo soprannominato “Diabolik”.