I buoni risultati dei progetti territoriali senza disoccupazione di lunga durata – Libération

Come reinventare una governance che valorizzi la collaborazione tra Stato, enti locali, associazioni, imprese e cittadini? Che posto ha allora questa Francia che ci prova? Ci vediamo il 26 ottobre al Consiglio Economico, Sociale e Ambientale. Evento in collaborazione con l’associazione Départements solidaires, il dipartimento della Gironda e la Fondazione Jean Jaurès. Registrazione gratuita: Clicca qui.

L’esperimento “Aree senza disoccupazione di lunga durata” si sviluppa in Francia dal 2016. Oggi si sperimentano 60 aree, rappresentate in 40 dipartimenti e territori d’oltremare. Altre 100 aree si stanno preparando per futuri esperimenti. E si stanno avviando 20 aree in Belgio, Paesi Bassi, Austria e Italia. Il progetto gode ora di riconoscimento internazionale. Viene citata come esempio dalla Commissione Europea, che ne finanzierà l’espansione nel continente, dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dall’OCSE e dalle Nazioni Unite.

L’esperimento è nato nella società civile tra coloro che sono impegnati nella lotta alla povertà e si basa su un consenso nazionale attraverso due leggi approvate all’unanimità in Parlamento che ne fissano il quadro. L’idea è semplice: si tratta di mobilitare i costi della disoccupazione di lunga durata sostenuti dai consigli statali e dipartimentali per finanziare l’occupazione permanente al salario minimo in un lavoro che non compete con un lavoro esistente nella zona in questione. Quasi 2.500 persone, disoccupate in media da quasi cinque anni, sono state impiegate nelle agenzie per l’impiego istituite a questo scopo nelle zone interessate. Inoltre, grazie alla mobilitazione dei partecipanti al progetto e dei loro partner pubblici e privati, altre 2.500 persone hanno trovato lavoro nell’economia locale.

Cosa rende unico questo progetto? Si tratta principalmente di ricercare la completezza e di non lasciare indietro nessuno. Il progetto sarà presentato porta a porta in tutti i settori per raggiungere gli “ignorati”. Si tratta anche della collaborazione che verrà organizzata in ogni territorio per dare vita al progetto in un comitato locale per l’occupazione con eletti locali, attori pubblici, associazioni, parti sociali, aziende ma anche e soprattutto persone che sono permanentemente disoccupate. In questo comitato consultivo vengono progettate nuove attività nell’area. Sono principalmente attivi nel settore del cambiamento ecologico. Ma partecipano anche alla reindustrializzazione, alla mobilità alternativa, ai servizi alla persona e persino ai servizi alle imprese locali. Il fatturato sviluppato integra l’attivazione di spese passive per garantire la sostenibilità del modello economico. Si tratta di accettare finalmente che non tutto è denaro o soldi. L’impatto del progetto sulle persone e sulle aree va oltre la semplice valutazione costi-benefici.

L’esperimento sarà presto valutato da un comitato di valutazione scientifica nominato dallo Stato. L’obiettivo è sia quello di espandersi con successo, sia quello di preparare una nuova fase che consentirà di sostenere, senza alcun limite numerico, tutte le aree di volontariato che vorranno sperimentare. Considerata questa ambizione, i dibattiti sul bilancio in preparazione al 2024 mostrano che ci sono dubbi tra le autorità, che non hanno mai condotto esperimenti in un paese che è stato storicamente centralizzato nel campo della politica occupazionale. È possibile espandere un progetto guidato e finanziato dalla società civile attivando i costi della disoccupazione di lunga durata sostenuti dalle autorità? La risposta risiede senza dubbio nella fiducia necessaria affinché la società civile agisca al fianco delle autorità. La società civile deve avere il potere di attuare soluzioni come partner e non come fornitori di servizi. La sperimentazione ha il suo prezzo, ma la democratizzazione non ha prezzo.

Alberto Gabriele

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