UNonostante la pronta risposta del Ministero della Difesa italiano alle dichiarazioni omofobe e razziste di un generale dell’Esercito, il caso Vannacci non sembra ancora chiuso. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha avviato a metà della scorsa settimana un procedimento disciplinare contro Roberto Vannacci, 55 anni, veterano dell’Afghanistan e dell’Iraq, dopo che è stato sollevato dall’incarico di capo dell’Istituto Geografico Militare del venerdì di Firenze dallo Stato Maggiore e gli fu ordinato di tornare a prestare servizio in un’unità militare.
All’origine della vicenda è il libro autopubblicato “Il mondo al contrario”, autopubblicato il 10 agosto, in cui l’ex comandante della brigata paracadutisti “Folgore” tratta di presunti nemici dei valori tradizionali quali la patria, l’onore, la tradizione e l’orgoglio nazionale. Il libro ha raggiunto in pochi giorni le prime posizioni tra le più importanti librerie online.
Nel suo documento di quasi 360 pagine, il generale afferma, tra l’altro, che gli omosessuali “non sono normali” e che una “lobby gay internazionale” ha fatto sì che l’omosessualità sia ormai ampiamente accettata. Vannacci parla anche di femministe e migranti nel suo libro, che pubblicizza con successo come espressione delle opinioni della “maggioranza silenziosa” degli italiani.
Vannacci si difende dalle critiche
Il ministro della Difesa Crosetto, che insieme al primo ministro Giorgia Meloni è uno dei membri fondatori del partito conservatore di destra Fratelli d’Italia, ha difeso le sue azioni contro Vannacci sostenendo che nel suo libro, che il generale aveva pubblicato senza autorizzazione Con la consapevolezza o consenso dei vertici dell’esercito, Vannacci aveva “illusioni personali. L’esercito, il Ministero della Difesa e la Costituzione repubblicana sono screditati”. Crosetto è considerato uno stretto confidente della Meloni, che probabilmente era sempre a conoscenza delle azioni del ministro contro il generale.
Lo stesso Vannacci difende il suo pamphlet sostenendo che, come ogni cittadino, può rivendicare il diritto di “esprimere pubblicamente il proprio odio e il proprio disprezzo”. Vannacci, intervistato da Rete 4, è rimasto sorpreso dalla tempesta di indignazione scatenata dal suo libro. Stava “semplicemente esprimendo il suo pensiero senza offendere nessuno”, ha detto il generale. Separatamente, il generale ha respinto l’offerta del partito neofascista Forza Nuova di candidarsi alle elezioni suppletive per il posto vacante dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, morto a giugno. Lui è e resterà un soldato e non ha alcun interesse a lavorare come politico, ha detto Vannacci.
Il deputato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, considerato anche un confidente del leader del partito e di governo Meloni, ha difeso sia il generale che il ministro. “In un mondo libero puoi scrivere quello che pensi”, ha detto Donzelli al Corriere della Sera. “Se dessimo ai politici il compito di decidere sulla qualità e sull’ammissibilità delle idee, sarebbe la fine della democrazia”. Donzelli ha anche sottolineato che Vannacci ha “dato un grande contributo alla Nazione” come capo militare. Allo stesso tempo il deputato ha difeso la reazione del ministro Crosetto. “Come rappresentante di un importante ministero, ha avviato un meccanismo previsto dalle procedure di comando dell’esercito. Ciò ha permesso di verificare se ciò che stava facendo il generale rientrava o meno nelle regole”, ha detto Donzelli.