Da notizia che il presidente Abdel Fattah al-Sissi ha graziato l’attivista egiziano per i diritti umani Patrick George Zaki è stata accolta con gioia e soddisfazione in Italia. Zaki, che due settimane fa ha difeso la sua tesi di dottorato su “media e coinvolgimento pubblico” all’Università di Bologna in collegamento video dall’Egitto, dovrebbe arrivare in Italia giovedì o venerdì.
La grazia di mercoledì per il 32enne lavoratore dell’Iniziativa egiziana per i diritti umani (EIPR) è arrivata appena un giorno dopo la sua condanna definitiva per “diffusione di false informazioni” a tre anni di carcere. A seguito del verdetto, Zaki, rilasciato con la condizionale nel dicembre 2021 dopo 22 mesi di detenzione, è stato ripreso in custodia nell’aula di Mansura. Le accuse derivano da un articolo del 2019 in cui Zaki descriveva la discriminazione contro i cristiani copti in Egitto. Lo stesso Zaki proviene da una famiglia copta.
Dopo il verdetto contro Zaki, il Dipartimento di Stato di Washington ha espresso “preoccupazione” per il verdetto e ha chiesto il “rilascio immediato” di Zaki. A Roma il governo ha annunciato martedì di essere in contatto permanente con il Cairo e ha accennato a una possibile grazia per Zakis. Oltre a Zaki, hanno beneficiato della grazia di al-Sissi anche il famoso avvocato Mohammed al Baker e altri attivisti politici. Il sito di notizie di stato “Al Ahram” ha collegato il decreto di al-Sisi di mercoledì sera a una serie di grazie concesse ad attivisti di spicco dall’aprile dello scorso anno.
Zaki è arrivato a Bologna nell’autunno del 2019 con un programma post-laurea dell’UE. All’inizio di febbraio 2020, è stato arrestato da dipendenti dei servizi segreti durante una visita domiciliare all’aeroporto del Cairo, secondo quanto riferito torturato in prigione e incriminato poco dopo. Il caso Zaki ha suscitato scalpore in Italia e vari governi a Roma si sono battuti per il rilascio dell’attivista. Dopo la grazia, il premier Giorgia Meloni ha ringraziato al-Sisi per il “gesto molto importante”. La Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ribadito di aver sollevato il caso Zaki durante tutti gli incontri bilaterali con il Cairo.
I rapporti tra Italia ed Egitto sono ancora tesi dalla vicenda Giulio Regeni. Il politologo italiano, scomparso senza lasciare traccia in Egitto nel 2016, è stato torturato a morte dai servizi segreti egiziani, secondo gli investigatori italiani.