Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin in Italia, è arrivata l’ora della rabbia

La sorella della vittima ha invitato i giovani a farlo “Rovesciare il sistema” Perché ” Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci protegge“. In Italia, urla rabbiose sostituiscono il minuto di silenzio.

Manifestazione a Padova (Italia), dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin @AnnaIrmaBattino

Si tratta di un caso di femminicidio, come l’Italia ha già sperimentato più di cento volte quest’anno, 2023. Giulia Cecchettin, 22 anni, è stata uccisa dal fidanzato Filippo Turetta nella notte tra l’11 e il 12 novembre a Fosso, un paese tra Padova e Venezia, nel nord Italia. Dopo una discussione, l’ha aggredita e uccisa con molteplici coltellate prima di gettare il suo corpo in un burrone. Solo pochi giorni dopo il corpo della giovane fu scoperto e il sospettato fu arrestato dopo essere fuggito in Germania.

La notizia è diventata una questione politica, mettendo in discussione i fondamenti patriarcali e maschilisti della società italiana. L’avvocato di Filippo Turetta, Emanuele Compagno, è stato accusato dai giornalisti di commenti sessisti dopo che sulla stampa sono apparsi numerosi commenti o post sui social network : “Non capisco cosa ci facciano le ragazze vestite da Pooh in tutto il paese.” […] Vergognatevi ! » avrebbe potuto scrivere. Da allora Filippo Turetta ha assunto un altro avvocato, ma molti leader politici hanno chiesto all’attuale presidente del Consiglio di estrema destra Giorgia Meloni un’azione politica sulla violenza sessista e sessuale.

Il grido di una sorella e l’appello a “bruciare tutto”

Il femminicidio suscitò grande entusiasmo in tutto il Paese e in tutta Italia si tennero numerose manifestazioni a cui parteciparono centinaia di migliaia di persone. Una nuova manifestazione è prevista a Roma questo sabato per celebrare il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza contro le donne.

Ma a provocare la rabbia delle femministe e dei giovani italiani sono state le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, che ha testimoniato sulla stampa e in televisione poche ore dopo il ritrovamento del corpo della sorella. “Non concedetevi un attimo di silenzio per Giulia. Brucia tutto per Giulia»disse e lo chiamò “Rovesciare il sistema”.

Come lei spiega, Turetta non è un mostro, è un figlio sano di una società patriarcale intriso di cultura dello stupro”.mentre denuncia con disinvoltura i media che parlano dell’omicidio della sorella “Crimine di passione”. “Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci protegge. Il femminicidio non è un crimine passionale, è un crimine di potere”. ha aggiunto Elena Cecchettin.

Un appello a “fare rumore” nelle scuole superiori e nelle università italiane

Questo appello risuonerà nelle manifestazioni: “Per Giulia, per tutti. Ma quale silenzio? Noi siamo il rumore, noi siamo la rivolta” I manifestanti a Bologna cantavano, mentre a Roma portavano pezzi di carta con la scritta “Patriarcato” e “fascismo” furono bruciati.

Dopo questo femminicidio, martedì il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato un minuto di silenzio nelle scuole. Ma molti collettivi femministi, associazioni studentesche e studenti delle scuole superiori si sono rifiutati di partecipare e hanno invitato le persone a “fare rumore”. Come in quel liceo di Roma dove le liceali urlano “Tutti insieme ci spaventano”.

Tra agosto 2021 e luglio 2022, secondo il Viminale, gli omicidi di donne in Italia sono aumentati di quasi il 16%. Il femminicidio di Giulia Cecchettin è il 105esimo che l’Italia ha vissuto nel 2024, 82 dei quali commessi da un coniuge o da un familiare.

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Alberto Gabriele

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