Donna lituana che ha visitato un ospedale italiano: ho maledetto il nostro sistema sanitario finché non mi sono ritrovata qui

Io e la mia famiglia siamo andati in vacanza nel sud Italia, in Calabria. Giravamo per piccole città, ammirando la natura e godendoci il sole finché un giorno decidemmo di fare un giro in bicicletta. Ad un certo punto mi sono rivolto al bambino per vedere come rotolava e, senza accorgermi del grosso buco davanti a me, sono caduto anch’io.

E senza successo. Cercando di fermare la caduta, ho girato il piede con una strana angolazione e ci sono caduto sopra con tutto il mio peso. Anche i suoi occhi si oscurarono per il dolore. Il viaggio di questa giornata era finito. Con l’aiuto di mio marito, appoggiandomi a lui, sono riuscita come meglio potevo a zoppicare e portare le bici fino all’alloggio. Speravo che anche il dolore alla gamba passasse con il riposo.

Tuttavia, il giorno successivo non ci fu alcun miglioramento. Non riuscivo a sostenere la gamba, il dolore non se ne andava da nessuna parte e sembrava che fosse piuttosto gonfia nel punto della ferita. Dato che non era blu, cercavo comunque di consolarmi pensando che probabilmente non era una frattura e continuavo a soffrire. Fino al pomeriggio il dolore è diventato semplicemente insopportabile e il marito era convinto di aver bisogno di consultare un medico.

Abbiamo saputo dalla donna che affittava la casa dove si trovava la reception più vicina e siamo andati lì. La coda non ha migliorato l’atmosfera. Ho dovuto aspettare più di un’ora solo per fare il check-in, ma non era niente in confronto a quello che mi aspettava dopo. Siamo arrivati ​​intorno alle 18:00 e intorno alle 22:00 non ho ancora visto un dottore. Più tardi ho sentito che oggi nessuno avrebbe fatto una radiografia, avremmo dovuto aspettare fino al mattino. Siccome parlo italiano ho capito che il medico delle 9 dovrebbe già vedermi.

Pensi che dovresti andare a casa e tornare il giorno dopo? Per niente. Se esci e torni il giorno successivo, dovrai aspettare di nuovo in fila. L’idea di dover sprecare un altro giorno di vacanza in ospedale non mi allettava affatto, così ho messo a dormire mio marito e il bambino e mi sono sistemata per la notte nella sala dei ricevimenti. Riuscivo a malapena a muovere il piede, prendevo antidolorifici tutto il giorno e avevo ancora più di una settimana prima di dover tornare in Lituania.

Non ti dirò quanto è stata da incubo la notte: non ti sei sdraiato, non hai fatto un pisolino e nessuno ti ha offerto una coperta per renderti più confortevole. Finalmente è arrivata l’ora tanto attesa delle 9. Guardavo speranzoso i dipendenti che passavano e chiacchieravano tra loro, ma i minuti passavano e nessuno mi invitava a fare una radiografia. Alle 10 ho cominciato a chiedere quanto tempo avrei dovuto aspettare: ho sentito la risposta che il dottore non era ancora venuto al lavoro. Non potevo credere alle mie orecchie. Cosa accadrebbe in Lituania se i medici arrivassero al lavoro con un’ora di ritardo?

Quando verrà il dottore? Nessuno poteva rispondere. Mi chiedevo se dovevo aspettare o semplicemente chiamare mio marito per venire a prenderlo. Ma dopo tanta sofferenza, neanche andarsene senza ricevere nulla in cambio sembrava una buona idea. Nel dolore e nella disperazione, mi sono seduto con le lacrime agli occhi e ho aspettato e aspettato… Alle 11:30 ho sentito il mio nome. Dopo le 17 al ricevimento!

Da quel momento in poi tutto andò bene, anche se lo ricordo confusamente a causa della stanchezza e delle medicine. Ho scoperto che l’osso era rotto e non era necessario alcun intervento chirurgico. Gli ha messo una stecca, gli ha prescritto delle medicine, un gentile giovane medico gli ha augurato una buona fine delle vacanze. Ma questo non mi consolava più. Ricorderò quella notte in ospedale come il mio peggior sogno. E di certo non mi lamenterò più se dovessi passare un’ora o due alla reception di Vilnius, almeno non tutta la notte. Oh, e dottori, saprò come presentarmi al lavoro. E probabilmente in tempo.

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Alberto Gabriele

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