Questo è un fatto massicciamente ignorato dagli amanti dell’incantevole penisola: la magistratura italiana ha l’abitudine di far morire in sciopero della fame chi la sfida. È stato così negli ultimi anni tre detenuti che si sono opposti al trattamento giudiziario del loro caso: un separatista sardo, Salvatore “Dodore” Meloni (2017), e due detenuti di diritto comune, Gabriele Milito (2018) e Carmelo Caminiti (2020 ). Oggi il caso di Alfredo Cospito, che festeggia i suoi 99 annie Il giorno dello sciopero della fame è tanto più preoccupante perché attacca le fondamenta stesse della macchina di sterminio della magistratura italiana: il 41 bis, un regime di detenzione e ergastolo particolarmente disumano senza possibilità di liberazione.
Sapendo che la sinistra giudiziaria italiana, come spiega anche Wu Ming 1 sul blog del suo gruppo, è in gran parte all’origine di questo accanimento, non ci sorprenderà trovare, su un giornale di destra conservatrice, Il Foglio, uno dei migliori testi pubblicati sul suo caso. C’è da dire che l’ha scritta uno, Adriano Sofri, che non possiamo dire sia un compagno ma sicuramente sa qual è il delinquente. Ecco cosa scrive Sofri:
“Sto cercando di riassumere. L’anarchico Alfredo Cospito è in carcere. Ha 55 anni. È stato condannato nel 2014 a 10 anni e 8 mesi di reclusione per il ferimento alle gambe dell’amministratore di Ansaldo Nucleare. [Société nucléaire]Roberto Adinofi[désigné dans une lettre de revendication comme « l’un des acteurs majeurs du retour du nucléaire en Italie »], nel 2012. Fu poi accusato di aver collocato due pacchi di esplosivo “a basso potenziale” nei locali della scuola di carabina di Fossano (Cuneo) nel giugno 2006, senza intenzione e senza effetto di ledere l’integrità fisica di alcuno. Cospito ha trascorso 6 anni in carcere sotto il cosiddetto regime di massima sicurezza, che pone severe restrizioni sia alla tipologia di detenzione sia alle possibilità di mitigazione attraverso l’accesso ai permessi e alle misure alternative alla detenzione. Lo scorso aprile è parsa insufficiente l’elevata sicurezza della magistratura, che ha deciso di sottoporre Cospito al regime del 41bis, la misura introdotta negli anni ’80 per impedire ai mafiosi di intrattenere rapporti con l’esterno: una misura presentata come provvisoria e permanente ha stato, ed è tuttora in discussione, per la sua incostituzionalità e per la gratuità di abusi non legati alla sicurezza, avvicinandolo ad un regime di tortura. Cospito non è certo un mafioso, ma un anarchico, come egli stesso sostiene: l’estensione del 41bis implica l’avvicinamento dei rapporti tra militanti anarchici a quelli tra esponenti della criminalità organizzata.
Da ottobre Cospito è in sciopero della fame a Sassari contro il 41bis, di cui soffre personalmente e che è indispensabile nel sistema Italia. In quanto “leader di un gruppo terroristico” – quello dell’attentato dimostrativo di Fossano – Cospito è stato condannato ad altri venti anni di reclusione da entrambi i gradi. Fino a quando la cassazione dello scorso luglio ha alzato la posta trasformando il delitto in una “strage contro l’intima personalità dello Stato”. nella frase corrispondente: la pena senza fine: ergastolo “reale”, che esclude per sempre il minimo indebolimento. La condanna a una morte lenta, inizialmente intesa anche come misura temporanea e legata allo stato di emergenza, è diventata un’abitudine e una quotidianità diffusa nel sistema Italia. A questo punto Cospito ha cessato di essere una persona, un carcerato, un galeotto, e si è trasformato in una mostruosità non solo giudiziaria ma umana e clinica. Si dichiara grave strage un attentato dimostrativo che non intendeva mietere vittime e non ne provocò alcuna. Cospito poteva ridiventare umano solo scegliendo di destinare il proprio corpo a una morte che non fosse una morte graduale, secondo la regola del “fine pena, mai”. Il suo sciopero della fame è uno sciopero duro che lo ha già lasciato in uno stato preoccupante [Il a perdu 38 kilos et commence à épuiser sa masse musculaire]. Sembra che si scontrino due estremismi: la “giustizia”, che è più costosa, una magistratura anonima o qualcosa di simile, che è una macchina che si assicura l’irresponsabilità personale, e la volontà di andare “fino in fondo” del detenuto. Tutti vedono, non possono fare a meno di vedere che non c’è nulla di simmetrico in questi due estremismi. L’altro ieri[le 19 décembre], un tribunale penitenziario ha rigettato quasi automaticamente il ricorso di Cospito contro il 41 bis, proprio come il buon vecchio automatismo di Ponzio Pilato. Ma come ombra di rimorso, la Corte d’Appello di Torino si è pronunciata su Cospito e sui suoi coimputati [Anna Beniamino, condamnée à 16 ans et 6 mois] ha deciso di sottoporre alla Corte Costituzionale la decisione sulla compatibilità dell’ergastolo e sull’esclusione delle circostanze mitigante e un “azione di piccola entità” come quella attribuita a Cospito.
Abbiamo appreso pochi giorni fa che Cospito “non può tenere in cella le foto dei genitori defunti perché la loro identità dovrebbe essere formalmente riconosciuta dal sindaco del suo comune di origine”. È strano immaginare che per essere indignati da questo, si dovrebbe essere solidali con l’anarco-insurrezionalismo. Ancora più strano, la solidarietà con la ribellione di Cospito appartiene agli anarco-insorti, qualunque cosa significhi quell’etichetta.
È probabile che la fine di Cospito arrivi molto prima del verdetto della corte. Ho cercato di riassumere. Non sto nemmeno cercando di commentare: non puoi dire nulla sull’eccesso. La magistratura è eccessiva e se la gode, i suoi amministratori hanno nomi e cognomi ma non li anticipano, bastano le divise, sono esseri eccessivi di irrazionalità e cattiveria. Che il cielo la protegga. Chiamarono la loro indagine Scripta manent. I romani sapevano che Deus dementat quos perdere vult. Traduzione a modo mio: Dio acceca coloro che muoiono per distruggere i loro vicini. »
Da settimane aumentano le azioni di solidarietà in tutta Italia. Intellettuali, avvocati, compreso un ex procuratore, hanno mostrato il loro sostegno. Come scrive Wu Ming 1:
Guardando la macchina, Cospito ha solo il suo corpo.
Ma non vorremmo quel corpo in una fotografia come Boby Sands.
Vogliamo che Alfredo viva.
Non vogliamo il martirio, vogliamo la fine del 41bis e una nuova coscienza della giustizia e del carcere in Italia.
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