Le Colonne di Giove sono state magnificamente restaurate, rafforzate e valorizzate da esperti italiani e hanno riacquistato il loro antico colore. Un restyling che è costato un milione e mezzo di euro per i famosi pilastri, ma altri lavori sono stati realizzati su tutti i siti archeologici di Baalbeck per un totale di 2,5 milioni di euro finanziati dal Governo italiano attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ( AICS). Infatti, nell’ambito del progetto CHUD (Cultural Heritage and Urban Development), l’Italia partecipa ai lavori di restauro, consolidamento, valorizzazione e sviluppo del sito di Baalbeck. Creato dalla Banca Mondiale, il programma CHUD prevede interventi in cinque città con un significativo patrimonio storico e archeologico: Tripoli, Tyr, Baalbeck, Byblos e Saida. Il programma mira a rinnovare, preservare e sviluppare i siti del patrimonio e ad attrarre investimenti turistici che creino posti di lavoro. Il complesso di tre enormi templi dedicati a Bacco, Giove e Venere è tra i siti archeologici più spettacolari del Medio Oriente. Con le sue strutture colossali, il Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO rimane una delle testimonianze più imponenti dell’architettura romana imperiale al suo apice e una delle meglio conservate. Il Tempio di Giove, l’edificio principale della Triade Baalbeck, ha dimensioni colossali di 88 x 48 metri, che lo rendono il tempio romano più grande del mondo. Le sue colonne, alte 20 metri, sono coronate da imponenti trabeazioni alte cinque metri. La costruzione iniziò al tempo dell’imperatore Augusto (dal 27 a.C. al 14 d.C.) e fu completata sotto la dinastia dei Severi, che regnò nel primo terzo del III secolo d.C. Di questo tempio rimangono solo sei colonne, rappresentate dalla banconota della sterlina libanese precedentemente emessa dalla Banque du Liban.
Exit Stone “Malattie”
Ci sono molte cause fisiche, chimiche e biologiche del decadimento della pietra. Portano a patologie che richiedono un’attenta identificazione al fine di sviluppare una tecnica correttiva appropriata. Per valutare lo stato di conservazione delle colonne di Giove, il cui ultimo restauro risale al 1931-1933, ingegneri, architetti e restauratori italiani hanno svolto in due anni analisi, prove, studi strutturali e petrografici per individuare le patologie della pietra e definire loro le tecniche da utilizzare. Al termine di questo lavoro, la metodologia per il restauro e il consolidamento delle colonne è stata convalidata dalla Direzione Generale delle Antichità (DGA), dal Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti (Icomos) e dall’UNESCO. Da quel momento in poi sono stati montati i ponteggi (sistema a tubi e giunti) importati dall’Italia e avviato il cantiere, realizzato in joint venture tra Cooperativa Archeologia e Italiana Costruzioni, sotto la supervisione della società italiana Planarch. Bcd Progetti e Italtendenza. Dotati di bisturi, spazzole da pietra, microsabbiatrici, microscalpelli ad aria compressa a bassa pressione e altri strumenti specializzati, i restauratori italiani e libanesi sono puntualmente intervenuti sui siti alterati dalle malattie della pietra. “Le crepe e le fessure sono riempite con una speciale formula di pigmenti che conferisce alla pietra una tonalità omogenea. “Le lesioni sono state solidificate, sia sull’architrave che sulle colonne, iniettando resina epossidica con cannucce e siringhe fino al completo riempimento dei vuoti”, si legge nella scheda tecnica redatta dall’esperta Marisa Calia. È stato inoltre installato un sistema di sorveglianza alimentato da pannelli solari.
Bustan Nasif
Nel suo discorso di sabato scorso in occasione della cerimonia di completamento dei lavori, l’Ambasciatore d’Italia Nicoletta Bombardiere ha sottolineato che “il restauro e il consolidamento dei pilastri del Tempio di Giove è stato valutato da esperti internazionali come uno dei migliori lavori mai realizzati nel Mediterraneo”. “Nella sua “Metodologia, competenza e approccio, questo intervento può essere considerato come un progetto modello a livello regionale”, ha aggiunto. In linea con il programma CHUD (Patrimonio e sviluppo urbano), che sottolinea la sinergia tra cultura e economica, e che l’Italia in collaborazione con la Banca Mondiale e la Francia ha cofinanziato con 12,5 milioni di euro, sono state realizzate anche opere di conservazione, infrastrutture e sentieri escursionistici nell’area di Bustan Nassif. Questo edificio del XIX secolo è la sede della DGA e su il piano terra è il centro visitatori debitamente arredato. La creazione di diversi percorsi turistici nel cuore delle rovine, dove sono stati installati ponti metallici e panchine per i restanti turisti lungo il nuovo percorso. Nonché uno spostamento e risistemazione di alcuni blocchi archeologici appartenenti ai monumenti per una migliore valorizzazione dei luoghi. Nel menu c’era anche l’organizzazione dello spazio attorno al Tempio di Venere e la creazione di un tour dello stesso. Interventi di conservazione sono stati eseguiti sulla parte inferiore dei Propilei e sulle scale monumentali che danno accesso agli spazi sacri di epoca romana. Gli antichi edifici adiacenti ai ruderi sono stati ristrutturati, così come il Serraglio, sede storica del comune.
Apriamo le buste
Va ricordato che l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ha già conseguito diversi successi, in particolare la conservazione, il restauro e la valorizzazione del sito archeologico di Tiro. Sul lato di Saïda è stato realizzato il consolidamento del castello della Terre, aperto al pubblico nell’ottobre 2021. Il Khan el-Echlé è attualmente in fase di ristrutturazione. Una sovvenzione di 700.000 euro ha consentito il restauro del castello di Chamaa (Qalaat Chamaa), situato nella Caza di Tiro nel sud del Libano. L’edificio, inaugurato nel giugno 2021, è stato gravemente danneggiato dai conflitti libanese-israeliani. Senza dimenticare il sostegno al Museo Nazionale di Beirut, dove gli italiani hanno emesso una copertura per il restauro degli affreschi della Tomba di Tyr, capolavoro dell’arte funeraria romana del II secolo d.C. Poi, nel 2010-2011, è seguito un altro ampliamento del percorso museale per includere l’intero piano del seminterrato che ospitava le mummie di Assi el-Hadath (valle di Qadisha), che aveva dormito profondamente per circa nove secoli.
Le Colonne di Giove sono state magnificamente restaurate, rafforzate e valorizzate da esperti italiani e hanno riacquistato il loro antico colore. Un restyling costato un milione e mezzo di euro per i famosi pilastri, ma sono stati realizzati anche altri lavori in tutti i siti archeologici di Baalbeck per un totale di 2,5 milioni di euro, finanziati dal ….