Inviato dal re in una “missione di riconciliazione”, Cursay si impegna in attività culturali per rivitalizzare una società letteraria dormiente a Bastia. Ha suscitato l’ira dei genovesi eccedendo le sue prerogative. Viene rinnegato, arrestato ed esfiltrato
Il 29 maggio 1748, il feldmaresciallo marchese de Cursay sbarcò a Bastia a capo di una forza franco-spagnola di 2.000 uomini. Dalla Convenzione di Aranjuez del 1745, Spagna e Francia garantiscono l’integrità del territorio genovese, in un momento in cui gli inglesi manifestano il desiderio di espandersi nel Mediterraneo. È interessante notare che Cursay proviene direttamente da Genova e non da un porto francese. Per suo dal duca di Richelieu, ministro plenipotenziario di Luigi e Giuliani. Bastia fu bombardata per dieci giorni, ma la città resistette.
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La latta viene fusa nella cittadella per fare proiettili. Cumiana chiede la resa del governatore e promette una resa con onore. Ma di fronte all’ostinata resistenza della città, gli assalitori tolgono l’assedio e ripiegano su Saint-Florent.
Forte di precise istruzioni del re, il marchese de Cursay poco dopo sbarcò a Bastia senza combattere, dichiarando “non sono venuto a fare la guerra ai popoli” mentre nel contempo intraprendeva un’azione militare per prendere la rocca della Padulella. Questo nuovo intervento francese non è della stessa natura dei precedenti. “Poiché Cursay ha sede a Erbalunga, gode comunque di un enorme vantaggio su Boissieux, Maillebois e Choiseul: grazie alla pace, rimane in Corsica senza dover combattere lì. » (1)
Questa relativa pace consente al colonnello Cursay di prendere iniziative che, placando i corsi, faranno sicuramente arrabbiare i genovesi. Così, a Corte nel gennaio 1749, Cursay mise in atto la sua missione di conciliazione organizzando una grande consultazione alla quale furono invitati i podestà. Parlando più da amministratore che da signore della guerra, il marchese propone un ambizioso programma di costruzione di strade e ponti. Un grande banchetto riunisce i partecipanti in un’atmosfera conviviale.
C’è però un’ambiguità in questo atteggiamento che ai genovesi non piace. Ritenendo che queste iniziative ledano l’autorità della Repubblica e quindi la sua sovranità, non esiteranno a chiedere la partenza di Cursay von Chauvelin, inviato del re a Genova e come tale luogotenente generale degli eserciti e superiore gerarchico del marchese. Perché la situazione atipica della Corsica si nutre di un paradosso: “I francesi, nel loro comportamento così come nella loro corrispondenza, mostrano davvero la loro simpatia per la piccola nazione corsa. Indubbiamente, il marchese de Cursay andò molto lontano in questa direzione, mostrando un entusiasmo nel governo dell’isola che fece arrabbiare profondamente i genovesi e portò anche alla sua eventuale convocazione per essere richiamato in Francia. È un fatto, tuttavia, che da Genova il duca di Richelieu e l’allora cavaliere de Chauvelin cercarono vie diplomatiche di pacificazione e negoziazione, che diedero a Cursay un certo margine di manovra per le sue azioni sull’isola. »(2)
Cursay tiene un salotto al Convento dei Missionari dove si incontrano gli studiosi dell’Accademia
Tuttavia, questa azione troverà particolare espressione nella sfera culturale. Sotto l’influenza di Cursay, Bastia conobbe una rinascita con la riattivazione dell’Accademia della Fiction, una società che ha conosciuto molte vicissitudini dalla sua fondazione nel 1659 sotto il patrocinio di Mons. Carlo Giustiniani, Vescovo di Mariana. L’accademia di modello italiano, che riunisce in particolare giuristi e poeti, si chiama “Accademia di belle Lettere di Bastia in Corsica, detta Accademia dei Vagabondi” e si riunisce ogni domenica in casa del Marchese.
Dopo la morte del suo direttore Sebastiano Carbuccia, l’Accademia fu sospesa fino al 1716, poi fu rifondata con il nome di “Accademia dei Risvegliati” prima di scomparire nel 1720. Poi questa società letteraria conobbe un altro declino di 27 anni dovuto al fatto che alcuni dei suoi membri dovettero fuggire a Livorno a causa della guerra contro Genova.
Nel 1749 l’Accademia dei Vagabondi rinasce dalle sue ceneri. Il marchese de Cursay approfittò della posizione favorevole in Corsica grazie alla pace di Aix-la-Chapelle che pose fine alla guerra di successione austriaca. In questa occasione Cursay pose fine alle ostilità per conto dei franco-spagnoli e Cumiana per conto degli austro-sardi.
Il primo giugno si terrà il primo incontro pubblico dell’Accademiaehm Novembre a Bastia alla presenza di dodici accademici e dei vescovi di Bastia e Nebbio. Il console francese a Genova ironizza quando scrive al suo ministro che “l’occupazione principale del marchese de Cursay è quella di dirigere la sua accademia di narrativa, la cui assemblea si tiene regolarmente ogni domenica a casa sua”. L’Accademia bandisce un concorso letterario in cui si deve scrivere un discorso in francese, italiano o latino sul tema “I doveri di un suddito verso il suo sovrano”. Formulazione ambigua perché chiede implicitamente chi governa la Corsica in quel momento, Genova o la Francia.
Tuttavia, il marchese de Cursay non si accontenta di lavorare per la cultura, avanza i suoi pezzi sullo scacchiere politico: “Infatti, dalla fine di novembre 1748, i capi cedettero rapidamente alla pacificazione operata da Cursay, dopo aver promesso senza impegno la protezione del re di Francia, il “difensore e padre del Corso”. I generali dell’isola, Gaffori e Giuliani, rinunciarono il 3 dicembre a quel titolo di comando, affidato al marchese da un’assemblea unanime. »(3)
Quando i corsi sono entusiasti, i genovesi sono ulcerati. Pertanto, su consultazione di Biguglia nell’aprile 1749, Cursay dovette annunciare che lo scopo del re di Francia non era altro che quello di far rientrare il Corso sotto il dominio di Genova. L’indignazione era alta tra i ribelli, che pensavano di aver posto fine alla tutela della repubblica ponendosi sotto la protezione della Francia. In mezzo a una serie di incidenti da parte dei genovesi, le truppe francesi si prepararono a evacuare l’isola nel 1751. “Con grande dispiacere dei Corsi che, da Gaffori a Giuliani, da Ornano a Casabianca e fino a Clemente Paoli, primogenito di Giacinto, pregarono il re di riconsiderare questa decisione.”. (4)
Tra i genovesi, che chiedono il ritiro delle truppe francesi, ei “ribelli”, che si oppongono al loro ritiro, la soluzione sarà diplomatica. “Esclusa dall’Italia dal trattato di Aranjuez firmato il 14 giugno tra Austria, Spagna e Piemonte, la Francia ha più che mai bisogno dell’alleanza genovese, lasciandole una porta aperta sulla penisola”. (5)
Il 9 dicembre 1752, Cursay fu arrestato e portato dalla polizia a Fort Carré ad Antibes, dove fu imprigionato per un certo periodo prima di tornare nelle sue terre in Bretagna. Le truppe francesi lasciano la Corsica e la guerra continua su un’isola che dal 1729 è tormentata da ribellioni, che i genovesi faticano a sedare.
Durante questa breve pausa, Bastia avrà visto una rinascita della cultura, le belle lettere hanno preso il posto delle armi. Successivamente l’Accademia dei Vagabondi di Genova fu rimaneggiata e denominata “Accademia dei bellicosi”.
(1) Michel Vergé-Franceschi. Storia della Corsica. Edizioni du Félin (2) Antoine Franzini. L’Accademia dei Vagabondi. Un’accademia di belle lettere in Corsica. Albiana (3 e 4) Antoine Franzini. Un secolo di rivoluzioni corse. vendemmiatore. (5) Monumento ai Corsi.