Durante una delle nostre vacanze in Italia, abbiamo alloggiato in una casa vicino a Radda in Chianti in Toscana. Tempo splendido, una bella casa con piscina, belle sedie a sdraio, ognuna con accanto un ombrellone colorato su una base di cemento. Davvero ‘Il dolce far niente’.
È pomeriggio e il sole è ormai dietro la casa; è ancora soleggiato e caldo. L’ombrellone è piegato. Quando voglio entrare, il mio piede si incastra su una sbarra della poltrona e io esulto in avanti con un grido, pipistrelli, pieno di muso sopra la gamba di cemento dell’ombrellone.
Mi sdraierò per un po’, mi riprenderò per un po’. Il sangue mi esce dal naso. Sento la mia bocca per vedere se il mio labbro è rotto e controllo i miei denti. Ho un po’ di vertigini. Hmm, mi fa male il pollice destro. Siediti tranquillo.
Prima mi sono soffiato bene il naso poi ho strizzato forte; ora l’emorragia è cessata. Il mio labbro superiore è rotto solo all’interno e si gonfia un po’. Fortunatamente, i miei denti anteriori sono ancora intatti. Il mio naso è graffiato. Ho il pollice e il polso destro gonfi e ho mal di testa.
‘La cena’ si mangia, ma io non ho fame. Mio marito/collega ei nostri figli – veterinari in formazione – pensano che sarebbe meglio andare comunque a Firenze, all’Ospedale Santa Maria Nuova, il Policlinico Universitario di Firenze.
All’ingresso dico all’infermiera: “Scuza, sono caduta”. Lui ride e risponde: “L’ho visto”. Devi aspettare un po’, perché una donna viene portata in ambulanza, che ovviamente ha la priorità. Poi vengo portato in una sala d’esame, lì vengo esaminato da una dottoressa; mi interroga e mi esamina. E quando diciamo che siamo entrambi dottori, anche John va dappertutto. Viene eseguita una scansione della mia testa e poi una radiografia della mia mano/polso destro.
Insieme al dottore, esaminiamo la scansione e le foto. Puoi andare ovunque e guardare tutto. Intanto parliamo del lavoro qui a Firenze e della situazione in Olanda.
Fortunatamente nessuna frattura; ‘Solamente contuso’ (appena contuso). L’infermiera prima applica la gelatina di arnica al mio pollice e polso destro; poi viene bendato. Alziamo lo sguardo sorpresi; gelatina di arnica in un ospedale universitario? Lo usiamo a casa, ma in un ospedale universitario? Si insegna qui? ‘Si, c’è il protocollo in questo ospitale. Lavoriamo anche con rimedi omeopatici’ (Questo è il protocollo in questo ospedale. Lavoriamo anche con rimedi omeopatici). Che trattamento rispettoso e speciale; ecco la prova che ci sono diverse strade che portano a Roma.
Il parchimetro era difettoso e non potevamo uscire. Abbiamo ricevuto un biglietto di uscita gratuito dalla stessa infermiera con un sorriso.
Carolien Polderman-Götte, medico generico, Elspeet