Fai durare il tuo sogno più a lungo della notte

Make Your Dream Longer Than Night è il titolo di un album di Vangélis pubblicato nel 1972. È anche il titolo scelto per questa mostra al Rochechouart Museum of Contemporary Art (Haute-Vienna).

IL Museo d’Arte Contemporanea Rochechouartospita una mostra che invita a interrogarsi su temi senza tempo.

“Navigare tra sogno e immaginazione, ma anche confrontarsi con temi attuali della nostra società come la questione del femminismo, la questione del corpo, la liberazione del corpo. La questione dell’ecologia, della globalizzazione, della mobilità nel nostro mondo globalizzato”. conferma Sébastien Faucon, curatore del Museo Rochechouart.

Decidendo di designare la mostra come uno degli album di punta dell’artista greco Vangelis, gli organizzatori di Fai durare il tuo sogno più a lungo della nottepromettici un viaggio negli anni ’60 e ’70.

Anche se il panel di artisti in mostra è molto più ampio. Dal dadaista Raoul Hausmann agli straordinari animali del giovane americano Autumn Ramsey, l’avventura ci porta tra le opere di 25 artisti: Rossella Biscotti, Laetitia Badaut Haussmann, Joëlle de La Casinière, Carolina Caycedo, Michele Ciacciofera, Simone Fattal, Adélaïde Feriot, Pélagie Gbaguidi, Felix Gonzalez-Torres, Raoul Hausmann, Peter Hujar, Július Koller, Jirí Kovanda, Sophie Podolski, Prinz Gholam, Autumn Ramsey, Alfred Sauermann, Carolee Schneemann, Mira Schor, Martine Syms, Endre Tót, Tristan Tzara, Thu Van Tran, Theo Van Doesburg, Danh Vo.

Artisti di epoche e paesi diversi, le cui opere sono discusse.

Ad esempio, nello stesso luogo, i collage di Raul Hausmann degli anni ’20 affrontano ottantuno piccoli dipinti, realizzati da Joelle de la Casinièredagli anni ’70 ad oggi: “È un’artista che risponde bene al background di Raoul Hausmann, poiché è un’artista-poeta che ha viaggiato molto e ha usato il francese, l’inglese e l’italiano, quindi c’è questo tipo di polifonia che è anche specifica di Raoul Hausmann e questo è Dada-Movimento. Ed è lì che li introduciamo nel dialogo perché mostrano lo stesso interesse per la parola e per una sorta di stranezza”. spiega il curatore del museo.

In mostra fino all’11 giugno 2023.

Alberto Gabriele

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *