Lasciate che vi racconti una storia tipica del nostro tempo.
Qualche giorno fa Barilla, nota azienda alimentare, ha pubblicato un video promozionale per il 6 aprile, Giornata Nazionale della Carbonara.
Il focus di questo video: la messa in scena di una nuova ricetta alla carbonara, senza carne di maiale. Anche senza glutine. E senza pochi altri ingredienti. Una carbonara reinventata che ha poca somiglianza con il vero piatto. Ma ehi, fino ad allora, non c’è niente di speciale da dire a sua madre. I vegani hanno il diritto di mangiare la loro imitazione della carbonara se lo desiderano!
Solo che Barilla, la famosa azienda, non si limita a proporre questa nuova ricetta.
L’ha presentata come una ricetta alla carbonara “inclusiva”. Compreso perché senza carne di maiale!
E all’improvviso iniziamo a capire.
Sono una di quelle persone che prestano particolare attenzione al significato delle parole.
Per definizione, se la nuova carbonara è la carbonara “inclusiva”, bisogna capire che la precedente non lo era. E che era una carbonara esclusiva.
L’azienda si è anche assicurata che ricevessimo il messaggio spiegando nel video di cui sto parlando che siamo in una società multiculturale e che la gastronomia deve adattarsi a questo.
Sempre nel video, per giustificare la nuova ricetta della carbonara, aggiunge che il cibo deve unire, non dividere – ancora una volta capiremo che la ricetta tradizionale è divisa.
Per ora, continuerò con una semplice analisi del testo.
Barilla ha scelto espressamente di segnare questo cambio di ricetta all’insegna di un invito all’inclusione, alla multiculturalità e alla diversità.
In altre parole, Barilla non solo propone una nuova ricetta, ma la politicizza, la ideologizza e le attribuisce un valore morale superiore a quella vecchia.
Pertanto, per essere aperta alla diversità, la cucina italiana ha bisogno di essere trasformata, cancellata, decostruita e ricostruita.
Ho dedicato un editoriale divertito a questo annuncio su CNEWS lunedì.
La cosa buffa è che, non appena ci prendiamo la briga di dare un nome a questa presunta ideologizzazione della nuova ricetta (in pratica stiamo ideologizzando la cucina italiana dichiarando che la sua versione tradizionale non è abbastanza aperta), diamo la colpa a chi l’ha creata prende atto e critica. .. affrontando le sue ossessioni ideologiche per la pubblicità della Barilla.
In fondo Barilla ideologizza e politicizza, ma quando scopriamo che Barilla ideologizza e politicizza, allora veniamo accusati di politicizzare e ideologizzare. La realtà è l’opposto.
I custodi del dogma della diversità mentiranno apertamente e faranno finta che la Barilla non offra una versione nuova, moralmente superiore (inclusiva), ma una versione alternativa.
Quando parlano di questo video, mentono per omissione per fingere che l’ossessione ideologica risieda in coloro che prestano attenzione al vocabolario utilizzato nella pubblicità, non in coloro che hanno prodotto quelle pubblicità.
Mentono per fingere che l’ideologia sia assente da questa scelta pubblicitaria.
Non essere sorpreso. Il metodo è ormai noto. Il progressismo avanza facendo finta che non esista.
Ma non tratteniamoci dal riconoscere pubblicamente la loro disonestà.