Dopo molte esitazioni, domenica la Caisse des dépôts (CDP) italiana ha finalmente approvato un’offerta per la rete fissa di Telecom Italia che il governo nazionalista di Giorgia Meloni vuole sottoporre al vaglio pubblico.
Questa offerta fa concorrenza a quella del fondo di investimento americano KKR, che all’inizio di febbraio ha fatto un’offerta per l’acquisto di una quota di maggioranza nella rete fissa e l’ha valutata oltre 20 miliardi di euro.
“Il CdA ha dato il via libera alla presentazione di un’offerta non vincolante” per l’acquisizione della futura società di Telecom Italia, che unirà rete fissa e cavi sottomarini, precisa la Cdp in un breve comunicato.
“L’offerta è valida fino al 31 marzo”, aggiunge la banca, controllata all’82,7% dallo Stato italiano, senza rivelarne l’ammontare. L’offerta è stata lanciata in collaborazione con la società di investimento australiana Macquarie.
In nome dell’interesse nazionale e della difesa del lavoro, dal suo insediamento nell’ottobre 2022, il governo Meloni ha moltiplicato i suoi interventi nei settori ritenuti strategici, tra cui le telecomunicazioni.
Giorgia Meloni ha più volte ribadito il suo obiettivo di creare “una rete nazionale a controllo pubblico” e mantenere posti di lavoro all’interno del gruppo delle telecomunicazioni.
Telecom Italia quotata è “un asset strategico con evidenti implicazioni di sicurezza”, ha commentato a inizio marzo il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
– Ridurre i grandi debiti –
La cessione della rete dovrebbe consentire a Telecom Italia di ridurre il suo ingente debito, salito a fine dicembre a 25,4 miliardi di euro.
Il suo amministratore delegato Pietro Labriola ha presentato a giugno 2022 un piano strategico incentrato sulla scissione tra la linea fissa in vendita e le attività di servizio.
Il cda di Telecom Italia aveva chiesto a KKR a fine febbraio di rivedere al rialzo la propria offerta, fissando il termine per una nuova offerta al 31 marzo.
La sua offerta e’ stata “apprezzata ma migliorabile”, ha sentenziato il gruppo italiano, sempre pronto a “considerare altre opzioni alternative”.
Il gigante francese dei media Vivendi, principale azionista di Telecom Italia con il 23,75%, aveva fissato un livello molto alto con una valutazione di 31 miliardi di euro.
KKR detiene già una partecipazione del 37,5% in FiberCop, l’operatore di rete di Telecom Italia, quota per la quale il fondo ha erogato 1,8 miliardi di euro nel 2021.
– La reazione di Vivendi? –
Lo Stato italiano è il secondo azionista di Telecom Italia con una quota del 9,81% detenuta da CDP.
In ogni caso, il governo dirà la sua perché ha poteri speciali (“golden power”) in settori strategici come le telecomunicazioni.
Roma ha bloccato a novembre un primo piano di acquisto di CDP dalla rete TIM, sospendendo di fatto l’accordo preliminare raggiunto tra la banca pubblica e Telecom Italia nel maggio 2022.
Tale accordo, negoziato sotto l’egida dell’ex governo di Mario Draghi, prevedeva la fusione della rete di TIM con quella del suo concorrente Open Fiber, di cui CDP e Macquarie detengono rispettivamente il 60% e il 40%.
L’obiettivo dichiarato di tale fusione era quello di accelerare lo sviluppo di Internet ad alta e altissima velocità nella penisola, che è in ritardo in termini di linea fissa.
Una fusione permetterebbe inoltre di evitare la duplicazione degli investimenti, estremamente onerosa in questo settore, ma che potrebbe sollevare interrogativi da parte delle autorità europee garanti della concorrenza.
Resta da vedere come Vivendi reagirà all’offerta di CDP. Il suo amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine aveva sbattuto la porta del consiglio di sorveglianza di Telecom Italia a metà gennaio.
Voleva concedersi più margine di manovra nei negoziati con il governo sul futuro della rete dell’operatore di telecomunicazioni.
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