Dl monastero benedettino di Montecassino è tenuto abate dopo il rifiuto di un candidato tedesco Papa Francesco ora gestito da un italiano. Come annunciato lunedì dal Vaticano, il papa ha nominato padre Antonio Luca Fallica come nuovo abate, il chierico di 63 anni che in precedenza gestiva un monastero a Dumenza, nel nord Italia. Arciabate di Montecassino, è il 193° successore di San Benedetto da Norcia, che avrebbe fondato il monastero nel 529, secondo la tradizione.
Il posto è vacante da giugno. Il personale di uno dei monasteri più venerabili della cristianità latina ha suscitato scalpore in ottobre. In quel momento si seppe che i monaci dell’abbazia avevano eletto in agosto nuovo abate il monaco tedesco Maurizio Wilde, ma il papa gli rifiutò la necessaria conferma. Secondo alcuni rapporti, ha rifiutato Vaticano Wilde ha abortito perché non ha la nazionalità italiana. Wilde, originario dell’abbazia di Münsterschwarzach, è attualmente priore dell’abbazia benedettina romana di San’Anselmo. Un comunicato della sala stampa vaticana dimostra che questa volta il papa ha scelto solo l’abate, senza prima eleggere i monaci.
Secondo quanto riferito, il Vaticano ha insistito sulla cittadinanza italiana perché il monastero di Montecassino ha uno status speciale ai sensi del diritto canonico. È una delle poche abbazie territoriali superstiti. È il nome dei monasteri che, come una diocesi, sono responsabili di un’area pastorale e il cui abate ha una posizione simile a quella di un vescovo. A causa di questo status speciale, il papa deve confermare l’elezione dell’abate. Inoltre, l’Abate di Montecassino è anche membro della Conferenza Episcopale Italiana; Tuttavia, dal 2014 la sua “diocesi” comprende solo i terreni del monastero.
Si dice che il Vaticano si riferisca al Concordato tra la Santa Sede e l’Italia. L’articolo 16 di questo trattato stabilisce che “nessuna parte del territorio italiano può dipendere da un Vescovo che abbia sede in un altro Stato”. Secondo la lettura vaticana, ciò significa che solo un cittadino italiano può guidare una diocesi italiana. Del resto i canonisti romani ne dedussero che nessun vescovo straniero può disporre dei soldi delle tasse che lo Stato italiano riscuote per la chiesa. Non ci sono state critiche aperte alla decisione del Papa. Il riferimento al concordato, tuttavia, ha talvolta causato fraintendimenti negli ambienti religiosi.