Un fastidioso fantasma perseguita gli italiani da un buon quarto di secolo: quello dell’Alitalia, che continua a dividere la penisola anche dopo la loro morte. Negli ultimi decenni la compagnia aerea, che ha effettuato il suo primo volo nel maggio 1947, ne ha viste di tutte: ripetuti funerali, poi provvidenziali resurrezioni e ogni volta è diventata più umile, provinciale, precaria e ristretta, ma non ha mai smesso di fare soldi a perdere . Fino all’ultimo fallimento nell’ottobre 2021, poi la rinascita sotto il nuovo nome ITA Airways.
Questo dovrebbe essere l’ultimo cambiamento: il governo italiano aveva giurato a Bruxelles – che sovrintende agli aiuti di Stato alle imprese del settore competitivo – che il nuovo ITA smetterà di drenare le finanze pubbliche e sarà finalmente privatizzato… finché il dossier non si politicizzerà perché ad es. Giorgia Meloni, il nuovo premier di estrema destra Coloro che hanno combattuto i progetti ITA molto prima di vincere le elezioni parlamentari del 25 settembre stanno compiendo atti simbolici: dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per salvare il carattere “nazionale” dell’azienda o accettare la privatizzazione e il trasferimento sotto controllo straniero? La sua risposta sarà per il leader del partito post-fascista Fratelli d’Italia e nuovo inquilino di Palazzo Chigi il primo vero banco di prova di serietà europea e rigore economico-finanziario.
Il caso non è facile. Prima della definizione
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