Gianni Infantino (Presidente FIFA)
“Sono italiano e sono interista, quindi non sono né argentino né napoletano. Diego ha fatto piangere tante volte l’Inter e l’Italia, ma noi gli vogliamo bene”.
Diego ha fatto piangere tante volte l’Inter e l’Italia, ma noi gli vogliamo bene
Jorge Valdano (campione del mondo nel 1986)
“Nella prima partita non ha segnato un solo gol, ma li ha segnati tutti e tre e da lì è cresciuto nel suo livello di ispirazione fino a raggiungere livelli mai visti prima. Ricordo la partita contro l’Uruguay, negli ottavi di finale, dove Diego era inarrestabile e si pensava che fosse impossibile giocare meglio di Diego quel giorno, ma era solo un abbozzo del suo lavoro definitivo e scelse la buona giornata, l’avversario giusto, lo stadio giusto e quel giorno contro l’Inghilterra , ha completato la sua opera più meravigliosa”.
Alberto Tarantini (campione del mondo nel 1978)
“Quando ha esordito con i ‘Cebollitas’ (Argentinos Juniors), a metà tempo si è dedicato alle partite piccole. La gente ha cominciato a gridare ‘lascia stare Maradona!’ e noi (i giocatori del Boca Juniors) aspettavamo di uscire campo. Alla fine della partita mi si avvicina e mi dice “Dammi le scarpe”. Ho esordito in prima divisione e queste erano le uniche scarpe che avevo, ma gliele ho regalate. E quando andiamo al Mondiale del 1982, prima della prima partita contro il Belgio, mi viene incontro con le sue scarpette e mi dice ‘Prendilo, è per te’ Nove anni dopo!”
Ricardo Villa (campione del mondo nel 1978)
“Giocavo con lo stesso numero di Diego e pensavo avesse qualità individuali, ma non arrivava nemmeno al 10%. Diego era unico: giocava magnificamente, era creativo, giocherellone, entusiasmava la gente e questo si perde nel calcio di oggi., dove tutto è più un business e il gioco è stato robotizzato. Diego era una gioia per il calcio ed è così che voglio ricordarlo”.