Muore l’attore italiano Paolo Villaggio

ROMA, ITALIA (03/LUG/2017).- Il comico italiano Paolo Villaggio, noto per i suoi cenni satirici alla cultura popolare italiana attraverso il personaggio “Ugo Fantozzi”, è morto oggi a Roma all’età di 84 anni, ha annunciato sua figlia sui social network.

“Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare”, è il messaggio che la figlia di Villaggio, Elisabetta, ha postato online, accompagnato da una foto giovanile del padre che tiene per mano i suoi due figli, lei e il fratello Pierfrancesco.

L’attore, nato a Genova nel 1932, è morto dopo aver trascorso diversi giorni ricoverato in una clinica privata di Roma a causa di una serie di complicazioni legate al diabete, riferiscono i media locali.

Nel corso della sua lunga carriera professionale, Villaggio ha partecipato a decine di film, non solo commedie, e ha lavorato anche come sceneggiatore, scrittore e autore di diverse colonne sonore, al punto da scrivere canzoni per il celebre Fabrizio di Andrew.

Come attore, ha lavorato al fianco di Roberto Benigni agli ordini di Federico Fellini, in quello che sarebbe stato l’ultimo film del cineasta, “La voce della luna” (1990).

Ma ciò che ci ricorda soprattutto Villaggio è la creazione del personaggio di “Ugo Fantozzi”, un venditore goffo e infelice che subì umiliazioni di ogni genere e con il quale rappresentò alcuni vizi e costumi della società italiana.

Il ministro italiano della Cultura, Dario Francesquino, lo ha ricordato come “un autore e attore straordinario e poliedrico”, capace di restituire “con la sua comicità surreale e la sua irrimediabile satira l’immagine di un Paese in cui tutti siamo stati riconosciuti”.

Il sindaco della sua città natale, Genova (Nord-Ovest), Marco Bucci, lo ha definito “un artista in tutti i sensi, graffiante, mai banale” che “faceva ridere e riflettere, emozionando generazioni diverse”.

L’ex presidente del Consiglio e segretario generale del governo democratico, Matteo Renzi, ha chiesto ai suoi utenti Facebook di “alzare la mano chi non ha riso, sofferto o pensato davanti a uno dei suoi personaggi”.


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Alberto Gabriele

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