L’Italia si ritira dagli accordi con la Cina

Roma si è ritirata per “mantenere aperte le vie del dialogo politico”. REMO CASILLI / REUTERS

Prima di salire al potere alla fine del 2022, il primo ministro Giorgia Meloni considerava questa adesione un “grave errore”.

L’Italia si è ritirata dal controverso accordo sulle Nuove Vie della Seta con la Cina quattro anni dopo l’adesione, ha detto mercoledì una fonte all’interno del governo di Giorgia Meloni. La decisione di abbandonare questo faraonico progetto di infrastrutture marittime e terrestri, varato dalla Cina nel 2013, è stata comunicata a Pechino tre giorni fa, secondo il quotidiano italiano Corriere della Sera. La Roma si è ritirata”mantenere aperte le vie del dialogo politico“, ha detto una fonte governativa.

Nel 2019, l’Italia, vacillando sotto il peso del suo debito nazionale, è diventata l’unico paese del G7 a partecipare al massiccio programma di investimenti di Pechino, descritto dai suoi oppositori come un cavallo di Troia per ottenere influenza politica. Prima di salire al potere alla fine del 2022, il Primo Ministro Giorgia Meloni considerava questa adesione un “grosso errore“.

Verso il miglioramento delle relazioni commerciali?

Questo ambizioso progetto da 2.000 miliardi di dollari, lanciato 10 anni fa sotto la guida del presidente Xi Jinping, mira a migliorare le relazioni commerciali tra Asia, Europa, Africa e anche oltre. Costruendo porti, ferrovie, aeroporti o parchi industriali. Questo programma, al quale secondo Pechino partecipano più di 150 paesi, è criticato anche a livello internazionale a causa dei debiti pericolosi che impone ai paesi poveri. L’adesione di Romanon ha prodotto risultati» Si prevede la terza economia della zona euro, ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani a settembre.

Il progetto, il cui nome ufficiale è “Iniziativa Belt and Road“, consisteva in particolare nella costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità in tutto il sud-est asiatico e nell’attuazione di massicci progetti di trasporto, energia e infrastrutture in tutta l’Asia centrale. La mancanza di trasparenza sui dettagli di questo accordo ha alimentato la sfiducia tra gli alleati di Roma, mentre Washington e l’Unione Europea hanno espresso preoccupazione nel 2019. L’accordo dovrebbe essere automaticamente prorogato nel marzo 2024, a meno che non vi sia un’uscita entro la fine del 2023.

La questione è delicata per Roma, che cerca di non offendere Pechino per evitare ritorsioni contro le aziende italiane indebolite dalla pandemia di coronavirus e colpite dalle sanzioni imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. A maggio Giorgia Meloni aveva dichiarato che sulla questione non era stata ancora presa alcuna decisione: “che va trattato con molta cautelaA settembre, durante il vertice del G20 a Nuova Delhi, aveva affermato che un ritiro italiano “non metterebbe a repentaglio le relazioni con la Cina“.

Gli esperti hanno notato che altre grandi economie europee come Germania e Francia non hanno aderito al progetto ma hanno firmato importanti accordi commerciali e di investimento con Pechino.

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Alberto Gabriele

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