Pubblicato il 31 ottobre 2023 alle 12:06Aggiornato il 31 ottobre 2023 alle 17:36
Quest’estate l’economia dell’Eurozona ha confermato la sua debolezza. Secondo i dati diffusi martedì da Eurostat, nel terzo trimestre il PIL è diminuito dello 0,1%. Da dodici mesi l’Eurozona attraversa una fase di stagnazione dalla quale non sarà facile uscire. In un anno il PIL è cresciuto solo dello 0,1%, il che non significa nulla, dal momento che la crisi energetica è legata alla guerra in Ucraina e al conseguente aumento dell’inflazione. La buona notizia è che i prezzi stanno gradualmente scendendo. I prezzi al consumo dell’Eurozona sono aumentati solo del 2,9% su base annua a ottobre, mentre a settembre sono aumentati del 4,3%. Questo rallentamento dell’inflazione può essere spiegato, da un lato, con il calo dei prezzi dell’energia. Ciò potrebbe sostenere la spesa delle famiglie private a lungo termine.
Il Pil tedesco è in calo
Nel frattempo, la Germania, la più grande economia della zona euro, ha registrato una leggera contrazione del PIL nel terzo trimestre. Sull’attività economica ha pesato il calo dei consumi delle famiglie. Solo gli investimenti aziendali hanno resistito. Ma in un momento di domanda più debole e di costi di finanziamento in aumento, è improbabile che tale performance si ripeta nel breve termine.
In Francia, invece, la crescita ha rallentato notevolmente: tra luglio e fine settembre il PIL è aumentato solo dello 0,1%. Quest’estate l’economia italiana si è fermata. Anche in questo caso i bassi consumi delle economie domestiche hanno pesato sulla crescita transalpina.
Per la fine dell’anno non è prevista alcuna ripresa. I sondaggi condotti tra i leader aziendali indicano tutti un’ulteriore stagnazione dell’attività economica o addirittura un calo del PIL nel quarto trimestre. Anche l’umore nelle famiglie non è ancora buono. Se l’inflazione scendesse e i salari aumentassero più velocemente dei prezzi nell’eurozona, le perdite di potere d’acquisto degli ultimi due anni non sarebbero ancora compensate. Non è quindi probabile che i consumi tornino ad aumentare immediatamente.
Verso una crescita debole nel 2014
Gli economisti ritengono che questa fase difficile continuerà nella prima metà del prossimo anno. Per l’Eurozona si prevede infatti una crescita solo dello 0,6% nel 2024.
Ora sorge la domanda sui fattori trainanti della crescita nei prossimi anni. Per Patrick Artus, capo economista di Natixis, la crescita nella zona euro rimarrà debole a causa della debolezza della domanda interna, esacerbata dall’invecchiamento demografico. Anche la domanda estera appare fiacca. L’economia cinese sta rallentando, le barriere al commercio internazionale stanno aumentando e l’economia globale si sta riorganizzando in blocchi regionali concorrenti. Per lui l’unica speranza risiede negli investimenti che le aziende devono fare nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma al momento la transizione energetica non è sufficiente a stimolare l’attività.