“La politica culturale degli Stati non è una semplice questione di sovranità nazionale”

lIl 27 settembre 2023 il Goethe-Institut ha annunciato i risultati dello studio “Dialogo strategico” che ha concordato con il Ministero degli Esteri tedesco, dal quale dipende finanziariamente come associazione di diritto privato. Ha giustificato la profonda riorganizzazione dei suoi 158 istituti in Europa e nel mondo con la necessità degli sviluppi geopolitici e dei crescenti vincoli di bilancio.

Per impegnarsi maggiormente nell’Europa Centrale e Orientale, nel Caucaso, negli Stati Uniti e nel Pacifico del Sud, bisognerebbe risparmiare 24 milioni di euro all’anno e per realizzare questi risparmi bisognerebbe chiudere istituti nell’Europa Occidentale, in Italia, nel Paesi Bassi e Francia. Si tratta di un totale di nove chiusure, con la conseguente perdita di 110 posti di lavoro. In Francia, gli istituti di Bordeaux e Lille e l’ufficio di collegamento di Strasburgo verrebbero chiusi entro la fine del 2023.

Queste chiusure sono tanto più sorprendenti, come spiega la presidente del Goethe Institute, la professoressa Carola Lentz, nel suo diario di viaggio “Trasformazione strategica” che la missione dell’istituto è diffondere la cultura tedesca e promuovere l’apprendimento della lingua tedesca al fine di contrastare il crescente illiberalismo, rafforzare i valori della democrazia e combattere il populismo e il nazionalismo emergenti. Come se queste domande fossero state chiarite nell’Europa occidentale e orientale!

Argomenti sorprendenti

Questo argomento ricorda quello a cui ricorse circa vent’anni fa lo stesso Goethe-Institut, quando, per superare gli effetti della riunificazione e approfittare del crollo dei regimi comunisti, accennava all’inizio di una nuova era e già giustificava la chiusura di istituti a Marsiglia, Bordeaux e Lille per reindirizzare le proprie risorse verso l’Europa centrale e orientale.

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Allora ci siamo comportati come se la riconciliazione franco-tedesca fosse stata raggiunta. Grazie alla forte mobilitazione della società civile francese contro queste chiusure, gli Istituti Goethe di Bordeaux e Lille riuscirono comunque a essere preservati, anche se al prezzo di una drastica riduzione delle loro risorse. Almeno il marchio Goethe è rimasto in queste città e il marchio Goethe-Institut non è andato perduto.

Gli argomenti addotti per giustificare le attuali chiusure sono sorprendenti se si ricordano gli impegni assunti con il Trattato dell’Eliseo del 1963. Questi “Riconosce l’importanza fondamentale della conoscenza della lingua reciproca in ciascuno dei due paesi per la cooperazione franco-tedesca. [Les deux gouvernements] A tal fine, cercherà di adottare misure concrete per aumentare il numero di studenti tedeschi che imparano la lingua francese e il numero di studenti francesi che imparano la lingua tedesca.

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Alberto Gabriele

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