Arrivo a Napoli: il 28 agosto la nave di soccorso Ocean Viking
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L’Italia e l’UE hanno promesso alla Tunisia centinaia di milioni di euro per frenare l’immigrazione verso l’Europa. Ma non funziona. Perché altri partner si attraggono con il denaro.
Voin nessun altro paese del Nord Africa ha compiuto così tanti sforzi da parte dell’UE come la Tunisia. La forza trainante è stata il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni, che si è fatta avanti promettendo di ridurre drasticamente l’immigrazione irregolare. Ma l’accordo di partenariato firmato dai leader dell’UE con il presidente Kais Saied il 16 luglio non ha avuto finora alcun effetto. Meloni si è recata a Tunisi con il primo ministro olandese Mark Rutte e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: l’accordo dovrebbe servire da modello per gli altri Paesi della regione.
Ma finora Tunisi non è rimasta così colpita dai 105 milioni di euro offerti per rafforzare la protezione delle frontiere come lo è stata dai 150 milioni di aiuti finanziari. Né l’eventuale prestito di 900 milioni che il paese riceverebbe se Saïed accettasse il programma di riforma del FMI. Perché il presidente autoritario ha trovato nuovi partner che pongono meno condizioni. L’Arabia Saudita fornisce un prestito agevolato di 400 milioni di dollari e un sostegno diretto al bilancio di 100 milioni di dollari. L’assistenza finanziaria arriverà anche dal Fondo di sviluppo saudita. A differenza di Bruxelles, Riad non richiede che Tunisi concluda prima un accordo con il Fondo monetario internazionale.