Patrick Zaki è egiziano, ma la sua voce è ricercata in Italia, anche in relazione al grande accordo che l’Italia sta preparando in questi giorni, nel quadro di un’associazione europea, con un altro Paese della regione, la Tunisia. Lo studente dell’Università di Bologna è salito alla ribalta nazionale in Italia quando è stato arrestato mentre era in congedo nel febbraio 2020 e ha scontato 22 mesi di carcere per le sue attività a favore dei diritti umani. Il giornale La Repubblica ha chiesto, nel corso di un’importante conferenza in collegamento video questo fine settimana, cosa pensasse del viaggio dei tre leader dell’UE a Tunisi. La sua risposta è stata chiara: “Nessun patto con i dittatori”, ha detto, riferendosi alla situazione politica del Paese nordafricano.
Naturalmente il presidente Kais Saied è tentato di ricevere molti soldi dall’Europa, ha detto Zaki. Ma non dobbiamo farci illusioni sulla possibilità di promuovere la democrazia e la libertà in Tunisia, e nemmeno sul fatto che le nostre stesse aspettative in termini di politica migratoria verranno soddisfatte. “Saïed prenderà i soldi, ne ha assolutamente bisogno, e poi andrà per la sua strada.” Si tratta di una critica diffusa in Italia alla politica dell’UE nel Nord Africa. I gruppi umanitari criticano le condizioni affrontate dai migranti in Tunisia: sotto il regime sempre più autoritario di Saied, non è un luogo sicuro per le persone che vogliono fuggire o che sono già fuggite e rischiano di essere rimandate indietro.
Il primo ministro italiano Giorgia Meloni conosce questa posizione. Ma questo non le dà fastidio. Lei ritiene che i negoziati con i paesi dai quali tanti rifugiati arrivano in Europa via mare siano quasi l’unica opzione. Perché l’immigrazione richiede molto dall’Italia – e soprattutto dalla sua coalizione di destra. Tutti e tre i partiti, e soprattutto Meloni personalmente, hanno promesso che, a differenza dei loro predecessori, avrebbero posto fine all’immigrazione attraverso il Mediterraneo.
Invece nel primo anno dell’era Meloni se ne andarono sempre più persone. Dall’inizio dell’anno sono sbarcati sulle coste italiane oltre 53.000 migranti via mare, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente, cioè ancora sotto il governo degli esperti di Mario Draghi, erano quasi 22.700. politicamente preoccupato.
Sotto la pressione della realtà, ha abbandonato le idee della propria campagna elettorale, vale a dire un grande confronto con il blocco navale, ecc. Rimangono attacchi mirati contro navi da salvataggio private, battenti anche bandiera tedesca, per le quali le operazioni di salvataggio sono rese difficili dalle normative. Ma la guardia costiera è ancora in servizio e le persone vengono soccorse. Nonostante tutte le critiche rivolte alla linea ufficiale del governo di Roma, lo sottolineano anche le organizzazioni umanitarie private, a differenza di Malta, Stato membro dell’Unione Europea, che ha sospeso da mesi tutte le misure di salvataggio.
Il compromesso sull’asilo è stato raggiunto durante la visita di Olaf Scholz a Roma
Meloni ha senza dubbio avuto una grande influenza sul compromesso sull’asilo del Lussemburgo la scorsa settimana grazie al suo intervento persistente. Che la svolta sia avvenuta mentre era seduta con il cancelliere Olaf Scholz durante la sua prima visita a Roma giovedì scorso a Palazzo Chigi non è una coincidenza. Ha addirittura annullato l’accordo tacito con l’Ungheria e il primo ministro Viktor Orbán. Ma nessuno sa se questo gli aiuterà in Italia. Ecco perché probabilmente si concentrerà con così tanta veemenza sui negoziati con paesi come la Tunisia.
La Romaine è stata a Tunisi due volte in una settimana, il che è abbastanza insolito. Ha viaggiato da sola per la prima volta poco prima della visita di Scholz, poi di nuovo domenica con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte. E non si fermerà qui. Si annunciano altre visite. La Meloni sta spingendo per una leadership su questo tema e vorrebbe convocare presto una grande conferenza mediterranea a Roma.
Naturalmente tutto ciò ha anche una componente economica. È una questione di energia e di business. La terza economia più grande dell’UE vede qui nuove opportunità. Al più tardi in questa fase bisogna parlare della Francia e del suo non meno sicuro di sé il presidente Emmanuel Macron, che non vuole abbandonare la regione nordafricana al suo collega, né politicamente né economicamente. I due uomini una volta avevano una relazione che non può essere definita intima. In Tunisia, invece, per ora la Meloni dovrebbe essere in vantaggio.