L’Italia non è ancora in grado di spendere la manna europea

Giorgia Meloni toglie alla Corte dei Conti il ​​controllo sull’andamento del piano di stimolo economico europeo.

Roma

Il piano europeo di stimolo economico, che doveva rappresentare una grande opportunità per l’Italia con 191 miliardi di euro di prestiti e sussidi dall’Europa, si trasformerebbe in un incubo per il governo di Giorgia Meloni? Mentre Roma ha già presentato i suoi emendamenti a Bruxelles in numerose occasioni, Vincenzo Smaldore, che segue da vicino la sua esecuzione per Openpolis, piattaforma per il monitoraggio della spesa pubblica, non usa mezzi termini: “Il piano italiano è fallito e, non riuscendo a raggiungere gli obiettivi fissati in accordo con l’Europa, il governo sta cercando di cambiarlo radicalmente.

Già il 25 maggio la Corte dei Conti aveva segnalato la cattiva esecuzione della spesa prevista nel piano: dal 1° gennaio al 12 maggio di quest’anno sono stati spesi 1,15 miliardi di euro dei 33,8 miliardi previsti per il 2023. Questa critica ha portato il portatore di cattive notizie a vedere il suo potere di controllare l’avanzamento dei progetti durante la loro attuazione attraverso un voto in Parlamento. D’ora in poi, il tribunale non controllerà più le spese fino al completamento dei lavori.

Il portavoce della Commissione di Bruxelles ha ricordato con preoccupazione il piano “richiede un quadro di controllo appropriato coerente con la sua natura unica di programma di spesa basato sui risultati”. E che lui “Spetta alle autorità italiane garantire che questi organismi (di controllo) possano funzionareGiorgia Meloni ha subito replicato che stava solo riprendendo la modalità di controllo a posteriori prevista dal governo Draghi nel maggio 2021 e che il conseguente controllo del tribunale sta inibendo gli eletti. Corte dei Conti.

“Chi controlla senza di noi?”

Questa museruola solitamente suscita le ire dell’opposizione, ma anche dei giudici della Corte dei Conti, in primis il suo procuratore Angelo Canale: “Sebbene si tratti di un investimento pubblico senza precedenti, e in tempi molto brevi, l’architettura europea del piano impone agli Stati di adottare tutte le misure per controllare sia la regolarità della spesa sia azioni correttive in caso di sprechi o incoraggiare dirottamenti”. un impegno concreto. Chi controlla senza di noi? Chi garantisce che il denaro pubblico non venga sprecato?»

“L’obiettivo del controllo di accompagnamento era quello di individuare eventuali carenze nel funzionamento dell’apparato amministrativo”.dichiara anche l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, che teme l’intrusione della corruzione.

Comunque sia, imbavagliare la Corte dei conti non risolverà i tanti problemi. “L’Italia finora avrà speso solo 25 miliardi invece dei 65 previsti per questa fase (2021-2023)”.spiega Vincenzo Smaldore. Oggi, questo ritardo non può essere annullato.. Complessivamente il piano di ripresa e resilienza dell’Italia, a cui è stato ufficialmente dato il via libera dalla Commissione nel giugno 2021, vale 191,5 miliardi, di cui 122,6 miliardi in prestiti e il resto in contributi a fondo perduto.

L’Italia è davanti alla Spagna come primo beneficiario tra gli Stati membri di questo grande piano di salvataggio da 750 miliardi di euro lanciato sulla scia della pandemia.

Un allarmante anticipo

Mentre il governo Meloni ha accentrato la custodia del piano a Palazzo Chigi da quando si è insediato a ottobre senza rilasciare nulla sulla sua attuazione, ha presentato il suo primo rapporto il 31 maggio. Quale cavità registra uno stato di avanzamento allarmante. Ciò dimostra che il 59% dei fondi è stato speso per interventi estranei al piano (di cui 8,7 miliardi di ecobonus). Che 48 miliardi di grandi opere pubbliche sono sospese. Che, per portare avanti alcuni progetti, i governi hanno sacrificato i grandi obiettivi trasversali fissati dalla Commissione, come l’emancipazione delle donne nell’imprenditoria, quella dei giovani e lo sviluppo del Mezzogiorno. Mostra anche che il sistema informatico ReGis, che deve centralizzare tutti i dati sul piano, è viziato e il governo stesso manca di informazioni affidabili su ciò che viene effettivamente attuato.

Perché sia ​​le amministrazioni centrali che quelle locali, soprattutto al sud, sono tutte in affanno. La gestione degli appalti è un grattacapo, i funzionari non hanno successo e mancano delle competenze tecniche per coordinare le diverse amministrazioni. I circa 500 “ragazzi Draghi” assunti con contratto a tempo determinato per gestire il piano abbandonano loro stessi la nave per mancanza di prospettive.

“Riprendi tutto sotto controllo con Bruxelles”

Il governo italiano, che già fa fatica ad ottenere la terza tranche da 19 miliardi di euro per la seconda metà del 2022, ha deciso anche di non richiedere a fine mese la quarta da 16 miliardi di euro. Mentre non è dipendenteSecondo il governo, questo supera i 60 miliardi precedentemente previsti e non soddisfa le condizioni poste Giorgia Meloni vuole rivedere tutto con Bruxelles, fissare un nuovo contratto, nuovi obiettivi e un nuovo calendariospiega Vincenzo Smaldore. Ma ciò richiede che abbia un vero confronto politico con l’Europa e che sia in grado di attuare una vera visione strategica..» Rispondere a fine agosto?

Alberto Gabriele

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