Illiberalismo, motore del gioco politico italiano?

I dibattiti estivi di “Le Temps”: tentazioni illiberali

Quest’estate, Il tempo Ancora una volta affida i suoi spazi dedicati alle opinioni a cinque personalità, ognuna delle quali coordina una settimana su un tema specifico.

Come interpretare l’illiberalismo oggi? Ad aprire i dibattiti, lo storico Olivier Meuwly ei suoi ospiti cercheranno di rispondere a questa domanda. Trovare tutti i loro post

L’illiberalismo rimane saldamente radicato in Italia. Lungi dall’essere un corpus ideologico omogeneo, è un insieme eterogeneo di punti di vista e pratiche che sfidano l’eredità illuministica e il pluralismo democratico. Dopo l’unificazione dello Stato da parte dei monarchici piemontesi, l’Italia liberale (1870-1914) fu liberale solo di nome. I governanti, ostili al suffragio universale, colonizzarono le regioni meridionali a contatto con la mafia, modalità repressiva di controllo territoriale. Dopo l’intensificarsi del nazionalismo dopo la prima guerra mondiale, la paura dell’ascesa dei socialisti spinge gran parte dell’élite ad abbracciare il fascismo. Basato su movimenti antiparlamentari (nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario, futurismo), il regime di Mussolini persegue un progetto totalitario di trasformazione del popolo attraverso lo Stato. Questi vent’anni di dittatura hanno lasciato segni indelebili nella mente delle persone: il culto dei leader, il corporativismo, il ricorso alla violenza fisica, il trattamento degli oppositori come nemici.

Gli anni ’60 e ’70 e la “strategia della tensione”

Le Temps pubblica cronache scritte da redazioni o da estranei, nonché opinioni e forum offerti o richiesti da personalità. Questi testi riflettono il punto di vista dei loro autori. Non rappresentano la posizione dei media.

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Alberto Gabriele

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